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Chelsea, Conte: “Sono cantante e scalatore, ma serve stabilità al top. Senza famiglia non resto”

"Abbiamo messo le basi per continuare a vincere. Presto parlerò con Abramovich"

Redazione ITASportPress

Lunga intervista rilasciata ai taccuini de la Repubblica da Antonio Conte; ecco quanto dichiarato dal manager italiano del Chelsea fresco vincitore della Premier League: "Abbiamo messo le basi per continuare a vincere. Questo è già un grande club, però ha alzato una Champions League e poi è uscito al primo turno, ha vinto una Premier League e poi è arrivato decimo. Deve trovare stabilità al top, parlerò presto con Abramovich".

RECORD"Se battiamo il Sunderland facciamo 30 vittorie in Premier League: nessuno ci è mai riuscito. Affinché la stagione sia 'wonderful', dobbiamo battere il Sunderland e vincere a Wembley la finale di FA Cup contro l'Arsenal".

MALAFEMMENA - "Al Chelsea i nuovi arrivati devono cantare in pubblico. Allenando perdo la voce, con 'Malafemmena' controllavo la tonalità".

FAMIGLIA - "Con mia moglie Elisabetta a gennaio abbiamo deciso che Vittoria, nostra figlia, avrebbe finito la scuola a Torino, anche se era già iscritta a Londra. Ma se rimango, verranno a stare con me. Per nostra figlia sarà una grande opportunità vivere in un Paese straniero. Di sicuro un altro anno da solo non lo faccio".

SVOLTA - "A settembre perdemmo con Liverpool e Arsenal, la squadra andava in campo e io non sapevo che cosa sarebbe successo: la sensazione peggiore. La sconfitta per me dura due giorni, la vittoria un’ora. Ho pensato: se devo morire, muoio con la mia idea: il lavoro meticoloso e le mie convinzioni. Non sono per i compromessi. Stavo dando tutto e non mi sentivo in discussione. Ma non potevo snaturarmi. La squadra mi ha rispettato: per me parlava il passato, anche da calciatore".

SEGRETO - "L’unità d’intenti nel volere cambiare: il Chelsea veniva da un decimo posto. I ragazzi hanno accettato metodi nuovi: gli allenamenti intensissimi, la dieta, le video analisi, l'importanza dei dettagli. È iniziata la scalata".

PREMIER LEAGUE - "Un calcio che avrei voluto vivere. Invidiavo gli stadi pieni e l’atmosfera. Ora che l'ho potuta respirare, mi sento più completo. Ma non c'è meno pressione: in un grande club devi vincere sempre. Rispetto all'Italia c'è un'altra cultura sportiva. Ho visto il Middlesbrough retrocedere tra gli applausi del suo pubblico. Ti applaudono gli avversari, i fan si mescolano. E squalificheranno i simulatori: chi si tuffa non sarà mai un idolo".

CULTURA - "Mi sento fortificato. Sul lavoro resto intransigente. Ma sono più flessibile. Ho imparato a chiudere gli occhi: per esempio quando vedevo mangiare uova strapazzate prima della partita. Di un Paese devi accettare le tradizioni. E parlarne la lingua, per rispetto: ho fatto due settimane di corso intensivo. Avevo basi scolastiche, è stata una montagna da scalare. Con motivazioni forti, nulla è insormontabile. Però non c’è lingua che tenga, se non sai trasmettere: tanti professori universitari non sono bravi insegnanti".

OBIETTIVO - "Voglio migliorare sempre. Ci vuole stabilità al top. Ogni anno sei squadre vogliono la Premier. E la Champions League dipende anche dai sorteggi".

INTER - "L'entusiasmo degli italiani mi inorgoglisce. Lo share della Premier League in tv è salito anche per il Chelsea, al di là di simpatie o antipatie per me. Le speculazioni sul mio futuro sono normali, pretendo concentrazione sul campo".

ITALIA - "Ne sono innamorato. La sento nel cuore in ogni cosa che faccio, anche se, per fare venire mio padre, ho dovuto vincere la Premier League: la sua promessa era che sarebbe venuto a Londra con mia madre". 

SCALATORE"Ho scalato una montagna in questi dieci anni e durante la scalata hanno provato a buttarmi giù. Non ci sono riusciti".