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Russia, la triste storia di Willer Oliveira: calcio, guerra, alcolismo e solitudine

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"Il primo anno fu molto difficile, avevo affittato una stanza, mi sembrava di stare in carcere"

Redazione ITASportPress

La notizia che vi raccontiamo arriva da Machačkala, in Russia, città dell'Anži, ex squadra di Eto'o e Roberto Carlos. Il protagonista è Willer Souza Oliveira, ex attaccante brasiliano che durante la sua permanenza nel club gialloverde, dal 2002 al 2004, ha vissuto dei momenti poco felici. A distanza di oltre dieci anni, il 37enne ha svelato uno dei retroscena più bui del suo passato.

"Appena arrivato in Dagestan (Repubblica della Federazione Russa che ha come capoluogo proprio Machačkala, ndr) mi spaventai molto, le ragazze erano scure in volto, chiuse. Mi chiamavano Alibek, non Oliveira. Quando giravo in città con il traduttore tutti dicevano 'Guardate, un negro! Ciao, Alibek, salam aleikum!". Non capivo, il mio traduttore mi diceva solo di rispondere 'wa aleikum salam'. Inizialmente non sapevo nulla della guerra coi ceceni. Durante gli allenamenti ci capitava di sentire degli spari, noi ci fermavamo ma il tecnico ci diceva che da qualche parte si combatteva.

Il primo anno fu molto difficile, avevo affittato una stanza, mi sembrava di stare in carcere. In Brasile non bevevo, cominciai in Russia. Bevevo per non impazzire. Bevevo costantemente, tutto il giorno. Quando tornavo a casa per le vacanze non mi riconosceva nessuno. Un giorno incontrai un tassista. Lo pagavo per bere con me. Non avevo nessuno, il mio traduttore gli chiese quanto volesse per bere delle birre con me per un paio d'ore. Stavo davvero male, toccai davvero il fondo: pagai qualcuno per stare insieme a me, è assurdo! Lui ovviamente voleva andar via perchè doveva lavorare. Gli chiedevo quanto guadagnasse in media in 5 ore, io gli offrivo molti più soldi per non farlo andare".