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Zenit, Criscito: “Addio Russia e Mancini. Non prolungo perchè voglio tornare in Italia”

Sta per chiudersi l'avventura in Russia di Domenico Criscito capitano dello Zenit

Redazione ITASportPress

Domenico Criscito lascerà lo Zenit del nuovo allenatore Roberto Mancini. Lo ha affermato oggi ai microfoni di Tuttomercatoweb.com, Queste le sue parole. "Voglio tornare in Italia, è arrivato il momento. Stop alle trattative per il rinnovo, il contratto resta invariato, con la scadenza fissata nel giugno del 2018". Idee chiarissime per il difensore 30enne difensore che ripercorre l'annata appena in archivio e, soprattutto, espone senza tanti giri di parole i progetti per il proprio futuro.

Bilancio personale e di squadra: che stagione è stata?

"A livello personale sono contentissimo, ho segnato 5 reti avendo la fortuna di diventare il difensore con il maggior numero di gol nella storia dello Zenit. Ed è una bella soddisfazione, senza dubbio. Ovviamente, questo è inutile negarlo, come squadra non siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati, nonostante il potenziale fosse di assoluto valore. Tutti avremmo voluto fare molto di più, conquistando almeno la Champions League. Purtroppo con alcune cessioni, e mi riferisco a Garay, Witsel e Hulk, per noi è diventato tutto più difficile".

La società avrebbe potuto fare qualcosa di più per trattenerli?

"Non saprei, sono sincero. Witsel è andato via a pochi mesi dalla scadenza del contratto, mentre Garay aveva voglia di tornare in Spagna. Hulk, invece, beh... è arrivata un'offerta impossibile da rifiutare, sia per lui che per il club".

Cosa, invece, non ha funzionato con Lucescu?

"Il mister ha svolto il proprio lavoro, portandolo avanti nel migliore dei modi. Purtroppo, lo sappiamo, quando non arrivano i risultati spesso e volentieri sono gli allenatori a pagare. Sembra che la colpa sia solamente loro. Certo, non è mancato qualche problemino con i giocatori che non hanno trovato spazio, ma è una cosa normale che capita in tutte le squadre. Ha pagato i risultati, semplicemente. Ma voglio ribadire che ha fatto il proprio dovere".

Pensa sia arrivato il momento di lasciare la Russia?

"Rispondo molto sinceramente. Partirò con lo Zenit per il ritiro pre-season, ma non ci sono segnali per il rinnovo di contratto. E non ho intenzione di prolungarlo perché, parlando ovviamente con la mia famiglia, abbiamo deciso tutti insieme di tornare in Italia. Mio figlio inizierà le elementari, pertanto per noi è molto importante che possa farlo da noi, altrimenti perderebbe un anno. Inoltre proprio i miei figli non fanno altro che chiedermi, anzi, invitarmi a tornare in Serie A perché vogliono vedermi nel nostro campionato. Devo rendere felici anche loro! (Ride, ndr). Comunque aspettiamo, ho ancora questo anno di contratto con lo Zenit. Vedremo quello che accadrà".

A gennaio, però, con la società stava parlando del rinnovo. Inoltre senza alcun tipo di problema.

"Sì, assolutamente. C'erano i segnali e ne stavamo parlando, ma poi tutto è stato bloccato per via dei negativi risultati della squadra. Quindi la dirigenza ha deciso di interrompere qualsivoglia tipo di trattativa per tutti i giocatori. Ora però è cambiata la mia volontà: sono più orientato ad ascoltare le offerte delle società italiane rispetto all'eventuale proposta dello Zenit per il prolungamento".

Per lei si parla soprattutto di Napoli, ma è impossibile non citare il 'suo' Genoa.

"Non nascondo che il mio desiderio è sempre stato quello di tornare proprio a Genova, ma se dovessero presentarsi altre occasione le valuterei, senza dubbio. Come ho detto, l'importante è tornare in Italia. Per me e la mia famiglia è molto importante".

Capitolo Nazionale: quanto è deluso per essere stato escluso dalle ultime convocazioni?

"Con mister Ventura ho parlato ultimamente, è stato molto chiaro: fino a quando giocherò in Russia per me sarà difficile vestire la maglia della Nazionale. Ci sono state sempre poche possibilità, ma tornando in Serie A, chissà, potrei puntare anche al prossimo Mondiale. In ogni caso al momento non ci penso: conta la felicità della mia famiglia. Se i miei cari sono felici, lo sono anche io".

Non pensa sia un po' ingeneroso da parte del ct escludere i giocatori che lavorano all'estero, nonostante indossino maglie prestigiose?

"Queste sono scelte, non entro nel merito. Dico che con Prandelli sono sempre stato convocato, poi purtroppo è arrivato quel blitz a Coverciano da parte della Polizia (maggio 2012, ndr) e da quel momento ho avuto solo problemi con la Nazionale. Ma non è mai troppo tardi per voltare pagina. Ho 30 solo anni e ancora tanti anni di carriera davanti: il sogno resta quello di tornare a vestire l'azzurro".

Tornando allo Zenit, ha già avuto modo di parlare con Mancini?

"Sì, certo. Ci siamo sentiti qualche giorno fa, ma non abbiamo discusso del mio futuro. Il mister mi ha fatto solo alcune domande in generale sull'ambiente, il club e la città".

Lo stesso Mancini, non va dimenticato, ha provato a portarla all'Inter.

"Sì, mi voleva con sé a Milano già qualche anno fa. Poi forse ha capito che, per lavorare insieme, sarebbe stato più semplice venire direttamente a San Pietroburgo! (Ride, ndr)".

La sua carriera parla chiaro: con lui aumentano sensibilmente le possibilità per lo Zenit di tornare ad alti livelli.

"Assolutamente, non c'è il minimo dubbio. Il mister ha tantissimi anni di esperienza alle spalle, ha tanta personalità ed è molto carismatico. Sicuramente è la persona giusta per ripartire dopo questa stagione un po' difficile".

Quando sarà noto il suo futuro? Ha fissato una sorta di deadline?

"Il mercato è aperto fino a fine agosto, quindi ogni giorno può essere quello buono. C'è ancora tanto tempo, l'importante è trovare una soluzione per tornare in Italia".