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Ancelotti e i trofei: “Al Milan quello indimenticabile. Ligue 1? A Parigi sfasciarono la città”

"A Berlusconi e Perez non ho mai spiegato il mio sistema di gioco anche perché non mi è mai stato chiesto: siamo giudicati per i risultati che otteniamo"

Redazione ITASportPress

Italia, Inghilterra, Francia, Spagna e, adesso, Germania: Carlo Ancelotti vince ovunque mette piede. L'allenatore del Bayern Monaco si racconta ai microfoni di Fox Sports; ecco un estratto della sua intervista: "Quando arrivi in un nuovo paese è tutto molto interessante e quindi sei molto motivato. Nuova squadra, nuovi giocatori, nuovo staff, nuova cultura e nuova lingua: tutto questo ti impegna tutto il tempo".

CHELSEA -"Pensavo fosse una parentesi, andai in Inghilterra con molti dubbi. C'era il problema della lingua: comunicare per un allenatore è molto importante. Però dopo capisci che il calcio è una lingua universale, alla fine i giocatori ti capiscono".

LINGUE - "Francese e spagnolo sono semplici, mentre è stato difficile con l'inglese e ancora di più con il tedesco perché ha una grammatica completamente diversa da tutti gli altri: mi sforzo di impararlo, ma è importanti integrarsi con la lingua".

ALTRO CHE MODULO... - "A Berlusconi e Perez non ho mai spiegato il mio sistema di gioco anche perché non mi è mai stato chiesto: siamo giudicati per i risultati che otteniamo".

TROFEI"La prima vittoria è stata la più indimenticabile. I rigori con il Milan in Champions League contro una squadra italiana. Il double con il Chelsea è stato raggiunto quando tutti ci davano per morti. Parigi la celebrazione più emozionate, più incredibile e pazza. I tifosi del PSG aspettavano il titolo da 18 anni e la gente era impazzita: hanno sfasciato la città. La 'Decima' a Madrid l'abbiamo vinta perché c'era una volontà da parte di tutti: giocatori, allenatore, società e tifosi. Il Meisterschale mi aspettavo di vincerlo subito".

ALLO SPECCHIO"All'Ancelotti giovane direi che dovrebbe aprire un po’ la mente, era troppo fissato su certe ideologie invece alla base di ogni allenatore c'è il capire il materiale che ha a disposizione. Non puoi fare un vestito da sera con un paio di jeans. Credo che tutti i sistemi di gioco siano buoni".

VERRATTI - "Sta bene dappertutto perché e' un grande giocatore, anche se è giovane. C'è solo un problema: che gioca al PSG e se lo tengono ben stretto, perché non ci sono tanti centrocampisti di questo livello".