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Italia, Ventura: “Allenatori come fruttivendoli. Provo a recuperare Balotelli”

"La gente mi ferma per strada e mi sprona: continua con i giovani, non ti preoccupare..."

Redazione ITASportPress

In vista delle gare contro Albania a Palermo (qualificazioni ai Mondiali 2018) e Olanda ad Amsterdam (amichevole), Gian Piero Ventura, commissario tecnico dell'Italia, ha rilasciato una lunga intervista a La Repubblica:

GIOVANI - "La gente mi ferma per strada e mi sprona: continua con i giovani, non ti preoccupare. Se uno dopo la chiamata si atteggia a divo, non ha capito niente. C’è un’infornata di talenti vogliosi di imparare. E mai come quest’anno le squadre rimettono in rampa di lancio gli italiani".

DIFFICOLTA' - "Alle difficoltà sono abituato. Portai il Lecce dalla Serie C alla Serie A, il Cagliari in Serie A dal disastro, il Torino in Europa in 3 anni. Era la stagione peggiore in cui prendere la Nazionale, ma mi sento nella mia normalità".

ALBANIA - "La vittoria diventerebbe più importante, se la Spagna perdesse punti con Israele. Giocare in trasferta? Palermo non ha mai deluso".

DIRETTORE TECNICO - "Aspettiamo, verifichiamo. Da parte mia c’è disponibilità a 360 gradi. La presenza del direttore tecnico accelera la crescita del gruppo. Ma la decisione spetta solo al presidente".

LIPPI - "E' il mio punto di riferimento. Tournée americana 2005: convocò sei futuri campioni del mondo: Grosso, Toni, Iaquinta, Barzagli, Oddo e Peruzzi. Più Chiellini. Marcello è mio amico da 50 anni, dalle giovanili della Sampdoria. Sono stato suo compagno di camera e l’ho pure allenato, da giovane secondo alla Sampdoria. Abbiamo spesso condiviso le idee. Italia-Cina? Suggestioni a parte, le amichevoli servono per costruire la squadra, preferibilmente contro le medio-piccole. In Italia, se perdi una partita, ti crocifiggono sulla pubblica piazza. Io, dopo Francia e Germania, mi beccherò Olanda e Uruguay, manca solo il Brasile. In campo i giovani possono perdere la bussola".

STAGE - "Mi sono documentato: il modello è la Germania. Dopo la batosta del 2006, ottenne dai club che, per alcune ore al mese, si allenassero col sistema della Nazionale, così i giovani erano preparati al salto. Noi, che all'Europeo avevamo una squadra tra le più attempate degli ultimi 20 anni, siamo stati più caserecci. Mi hanno aiutato i presidenti: qualcuno mi ha perfino detto di chiamarlo, se mi avessero messo i bastoni tra le ruote. Abbiamo acceso i riflettori. Gagliardini, dopo il primo stage, è passato dall’Atalanta all’Inter. E Inglese, Caldara, Conti e Petagna sono stati subito i migliori in campo".

BELOTTI-IMMOBILE - "Li ho conosciuti bene al Torino. Per Belotti, una forza della natura, convinsi Cairo a spendere 8 milioni di euro. Immobile attacca gli spazi come pochi. Il Torino lo rigenerò, come Cerci e Darmian. Noi allenatori siamo come i fruttivendoli: lucidiamo la frutta. Poi bisogna che dentro ci sia la polpa".

PSICOLOGO - "Parlo molto coi giocatori. Il verbo chiave è capire: che cosa vuole da te l’allenatore, come ti devi comportare. Ma bisogna trovare la password: ho avuto grandi vittorie e sconfitte. Pochi giorni fa un ex calciatore, su cui scommettevo, mi ha detto: 'mister, la sconfitta è stata mia'".

BALOTELLI - "E' un talento, giusto che io provi a recuperarlo. Non è un esordiente ed è un peccato perderlo. Ma le grandi squadre vincono con gruppo, regole e organizzazione. L’Europeo di Conte è figlio dell’organizzazione".

MACEDONIA"Ero dispiaciuto: il più brutto quarto d’ora della mia carriera. Ma quella rimonta è stata la svolta. Abbiamo cambiato modulo e capito che bisogna sempre essere squadra".

IMPRESA - "Per le grandi imprese serve coraggio. A meno che uno non abbia Messi e Maradona: allora tutti possono allenare...".

"L’intervista completa in edicola con “La Repubblica”