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Liverpool, il dramma dell’ex Grobbelaar: “Quando fui costretto a uccidere durante la guerra civile”

Liverpool, il dramma dell’ex Grobbelaar: “Quando fui costretto a uccidere durante la guerra civile”

Il toccante racconto dell'ex portiere, originario dello Zimbabwe e impegnato sul fronte prima di diventare calciatore

Redazione ITASportPress

Gli appassionati di calcio lo ricordano come il primo esemplare della specie dei “portieri-clown”, che ebbe un discreto seguito negli anni ’80, raggiungendo il picco con il belga Jean-Marie Pfaff. I suoi movimenti provocatori sulla linea di porta dell’Olimpico di Roma nel giorno della finale di Coppa Campioni ’84 che la Roma perse contro il Liverpool sono nella storia del calcio, eppure dietro quel sorriso e quell’espressione Bruce Grobbelaar ha sempre nascosto e nasconde tuttora il dolore per quanto vissuto prima di intraprendere la carriera di calciatore, il dolore di chi ha fatto la guerra.

Grobbelaar ha parlato di tutto questo nel libro “A life in a jungle”, pubblicato a puntate sul Mail On Sunday.

Originario dello Zimbabwe, prima di diventare portiere e giocare 400 partite con il Liverpool Grobbelaar ha fatto parte del Servizio Nazionale, partecipando alla guerra civile che ha dilaniato il paese tra il 1964 e il 1979.

A perseguitare ancora gli incubi di Grobbelaar è la prima volta in cui il futuro portiere fu costretto a imbracciare un fucile e sparare: “Ricordo ancora la prima volta in cui dovetti uccidere qualcuno. Mi sembra di vedere ancora i suoi occhi. Lo guardai, sentii il cuore battermi nelle orecchie, ma dovetti premere il grilletto e far partire il colpo. Non sentii nulla, solo il sollievo per aver sparato prima che lo facesse lui”.