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Percassi: “Per l’Atalanta spostai il funerale di mio padre. Noi come il Leicester? Tocco ferro…”

Percassi (getty images)

"Con i tifosi abbiamo cercato di far passare il messaggio che se vogliono bene alla squadra non la possono tradire provocando incidenti"

Redazione ITASportPress

Lunga intervista rilasciata da Antonio Percassi ai taccuini de La Repubblica; ecco quanto dal presidente di una Atalanta che ieri ha battuto 3-1 in Europa League l'Apollon Limassol: "E' più difficile fare il presidente dell'Atalanta che l'imprenditore, ma lo faccio per fare felice la gente. Se le cose vanno bene, come per noi nell'ultimo anno, gli appassionati ti sono riconoscenti. Ti fermano per strada per dirti 'grazie' con le lacrime agli occhi. E questo non ha prezzo Se conosci bene la tua materia e il mercato, raggiungi risultati. Nel calcio puoi solo sperare di sbagliare il meno possibile. Dalla sera alla mattina vieni smentito. Una società di calcio non è mai solo tua. Di notte, prima di andare a dormire, mi capita di leggere i giornali dell’indomani: dell’Atalanta ne sanno più di me se quel giorno non ho avuto il tempo di sentire i miei collaboratori".

DONI - "Scandalo scommesse? Credo sia stato coinvolto in un sistema che allora era un’abitudine. Riguardava tutti, non solo l’Atalanta. Nessuno immaginava che il fenomeno fosse così esteso. Ma la mia sensazione è che lo scandalo sia servito al calcio per fare piazza pulita. Voglio vedere il lato positivo. Ora il calcio è pulito, almeno sotto questi aspetti. C’è una mentalità diversa, ogni squadra entra in campo con la voglia di vincere, sempre".

FAMIGLIA - "Io faccio da supervisor, permettendo ai miei figli anche di sbagliare perché è importante per crescere. Se domattina dovessi scegliere di andare ai Caraibi mi sentirei tranquillo. Luca, 37 anni, è l’amministratore delegato dell’Atalanta, ci ha giocato nelle giovanili poi ha passato 3 anni al Chelsea. Conosce la materia. Un conto è dipendere dai collaboratori, un altro è avere la famiglia sul pezzo, ci diciamo le cose come stanno e si interviene in tempo reale se ci sono problemi".

GIOVANI & DONNE - "È sempre stata una caratteristica della società, si era un po' persa. Nel settore giovanile abbiamo investito e investiremo molto. In generale credo nei giovani, l’età media dei miei dipendenti è di 28 anni e l’85 per cento sono donne".

TIFOSI - "Abbiamo con loro un filo diretto continuo e abbiamo cercato di far passare il messaggio che se vogliono bene alla squadra non la possono tradire provocando incidenti. Invece di creare muri, abbiamo gettato ponti, abbattendo le barriere allo stadio. I risultati ci danno ragione. Gli ultrà dell’Atalanta sono dei matti in senso buono, bravi ragazzi, gran lavoratori, vanno in trasferta, anche all'estero, e la mattina dopo sono nei cantieri a lavorare. Non abbiamo mai regalato loro nemmeno un biglietto perché sarebbe offensivo. Potrebbero pensare che cerchiamo di comprarli".

LEICESTER CITY - "Noi come il Leicester City? Io tocco ferro e rispondo che l’obiettivo è la salvezza. Mi impedisco di sognare e se anche vado oltre per un secondo, subito torno indietro".

BENETTON - "La mia fortuna è dovuta all'incontro con Benetton. Avevo 24 anni, facevo il calciatore. Finito l'allenamento non avevo altro da fare e diventavo matto. Al sabato quando eravamo in ritiro in trasferta, invece di andare al cinema con i compagni chiedevo il permesso di fare un giro in centro per vedere i negozi, capire quali andavano per la maggiore. Quelli Benetton erano sempre pieni. Così presi il coraggio e telefonai, mi rispose Luisa Leone, la segretaria. La feci ridere dicendo: sono un giocatore dell’Atalanta che vuole smettere, avrei bisogno di parlare anche solo cinque minuti col signor Luciano. Mi richiamò per fissare l’appuntamento, presi l’auto e corsi a Treviso. Smisi davvero col pallone, scelta che anche allora sembrò stravagante".

PAPA' - "Mio padre scomparse quando avevo 20 anni. Morì di venerdì, aveva fatto il minatore e si era preso la silicosi. Il sabato mi chiamò l’Atalanta per chiedermi se me la sentissi di giocare perché si era fatto male un difensore. Risposi di sì e spostammo il funerale. Era un derby col Brescia, perdemmo 1-0".

"EuroAtalanta da sogno!