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Atalanta, Gasperini: “Preziosi cedeva i campioni per necessità. Io accettavo, ma a malincuore”

"Genoa? Riuscendo a realizzare così tante plusvalenze il tifoso si aspetta che qualcuno si possa trattenere. E se poi i risultati non arrivano..."

Redazione ITASportPress

L'Atalanta vuole continuare la sua corsa verso l'Europa. I bergamaschi domenica pomeriggio affronteranno il Genoa e proprio Gian Piero Gasperini farà ritorno al Ferraris, suo ex stadio. L'attuale tecnico dei nerazzurri ha guidato il Grifone per 274 partite in otto stagioni. Intervistato dal quotidiano 'Il Secolo XIX', l'allenatore classe 1958, ha affrontato diversi temi: "Sbagliare panchina come è successo a Trapattoni? Il rischio c'è dirò a qualcuno di starmi dietro. E' stata una settimana particolare, di grande emozione. Genova e il Genoa significano molto per me. Ma è chiaro che quando comincerà la partita tutto cambierà. E' il nostro mondo. Lanciare i giovani? A Bergamo la cosa non è stata così improvvisa. La mia non è stata la mossa della disperazione, ma il frutto di un lavoro iniziato in estate. Anzi, l'Atalanta mi ha convinto perché vedevo questo tipo di premesse".

MERCATO E PLUSVALENZE - "A Genova questo accadeva per necessità. Preziosi mi diceva che doveva vendere perché c'erano esigenze fondamentali di bilancio. Che a giugno bisognava pagare gli stipendi. Era una necessità ed io, di sicuro a malincuore la capivo. A Bergamo invece si è svelata la grande disparità che domina il calcio italiano. L'enorme differenza tra un gruppo piccolissimo di società e tutte le altre. Gagliardini? Come faceva l'Atalanta a rifiutare un'offerta così importante per un giocatore che ha disputato 10-11 partite? Certe cifre ti garantiscono una continuità che sennò avresti difficoltà a trovare".

PREZIOSI - "Perchè la società rossoblu non ha trovato continuità, nonostante gli ottimi risultati ottenuti? Me lo sono chiesto. E' strano che sia accaduto, nonostante tutte le plusvalenze che abbiamo fatto. E credo che questo sia il problema che ha creato il clima nevrotico e di scontro tra il tifo e la società. Riuscendo a realizzare così tante plusvalenze il tifoso si aspetta che qualcuno si possa trattenere. E se poi i risultati non arrivano...".

JURIC - "L'ho sentito, lui sa bene che se ha bisogno sarò sempre presente. Tra noi c'è un fortissimo affetto. Non ci siamo lasciati male. E' vero che non ci siamo sentiti, ma lui era in auge e non volevo creargli problemi. Mi sono domandato se la mia presenza avrebbe potuto generare noie, non volevo essere ingombrante per lui. Sono stato defilato. Ma ora che non è felice, ci siamo riavvicinati".

L'intervista completa in edicola con "Il Secolo XIX"

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