Fiorentina, Simeone: “Punto a 15 gol. Ronaldo? Modello da imitare”

Giovanni Simeone, per tutti il Cholito, attaccante della Fiorentina e figlio di Diego Simeone, attuale allenatore dell'Atletico Madrid, si è confessato in una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport. Nuova stagione e obiettivi personali, ma anche un paragone scomodo col padre che spesso non gli è stato d'aiuto.

FIORENTINA - "Il nostro tridente? Pjaca mi piace. È entrato bene nel gruppo. È allegro, parla italiano. Nell’uno contro uno è uno spettacolo. E con Chiesa abbiamo fatto passi avanti importanti nella conoscenza anche fuori dal campo. Siamo un bel tridente. Io punto a 15 gol". "Sulla carta noi siamo più forti rispetto a un anno fa. Ma anche Lazio, Milan, Atalanta e Torino sono cresciute. L’Europa deve essere un obiettivo, non un’ossessione. Lafont? Mai visto un portiere così giovane con la sua qualità. Lo Scudetto? Sono favoritissimi. Ma attenti all’Inter. Lautaro Martinez è un talento vero. Una seconda punta come non ce ne sono in Argentina. Con Icardi farà una bella coppia. Al terzo posto vedo il Napoli".

VOLONTA' - "Il punto di partenza è che comanda la testa. Nel mio caso, anche sui piedi. Non sono nato campione. Ma grazie alla mia mentalità mi sono lasciato alle spalle calciatori potenzialmente più forti. È arrivato in Italia l’esempio massimo della mia filosofia: Cristiano Ronaldo. Lui non è nato fenomeno ma lo è diventato con il lavoro e la volontà. CR7 è un modello da imitare. L’importante è non imboccare strade sbagliate, come pensare di essere già arrivato. L’umiltà è la mia miglior alleata, ancora non ho fatto niente in carriera".

PAPA' - "Mio padre è stato prezioso ma anche una figura ingombrante. Se sono entrato nei ragazzi del River è stato perché mi chiamavo Simeone. All’inizio tutti mi guardavano con sospetto. Era come se camminassi con l’ombra di mio padre accanto. È stata dura, credetemi. Io allenato da mio padre? Intanto ha preso Kalinic. Ho girato a mio padre quello che pensano di Nikola i giocatori della Fiorentina che ci hanno lavorato insieme. A Kalinic dico che per vivere bene nell’Atletico bisogna sacrificarsi".

NAZIONALE - "La Nazionale argentina? È dura. Ma per me non esiste la parola impossibile. Ma devo fare bene nella Fiorentina".