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Gasperini: “Fortunato a lavorare con i giovani. Avrei voluto allenare Cassano. Su Chiesa…”

Gasperini (getty images)

"I giovani rappresentano la parte migliore, possono aiutare il cambiamento e portare una mentalità basata sul rispetto"

Redazione ITASportPress

Presente al Festival dello Sport di Trento, ha preso la parola anche il tecnico dell'Atalanta Gian Piero Gasperini. L'allenatore nerazzurro ha affrontato svariati argomenti, tra cui il suo grande lavoro con i giovani, ma anche l'addio al calcio di Cassano e il tema delle simulazioni, tornando sul caso che ha visto coinvolto l'attaccante della Fiorentina Federico Chiesa proprio nel recente match contro la Dea.

LAVORO - "Come ci si accosta ai giovani? Io sono stato fortunato a poter lavorare coi giovani al termine della mia carriera da calciatore. Il mio desiderio era quello di avere una vita diversa, avevo 35 anni e smettevo di giocare a calcio ma volevo mantenere la mia passione. Il mio desiderio era di iniziare a trasmettere qualcosa ai ragazzi e ho cominciato con il settore giovanile. Credo sia stata la mia più grande fortuna, perché insieme a loro ho acquisito cose che mi portò ancora dietro, come l’entusiasmo nel pensare che il calcio è un gioco e riuscire a farlo capire ai giocatori é un valore in più. Se sono d’accordo con Allegri quando dice che ai giovani non occorre riempire la testa di schemi? In questo momento non riusciamo ad avere particolare talento come invece riuscivamo a fare qualche tempo fa, nonostante l’80% dei bambini in Italia giochi a calcio. Nonostante una base così ampia, che pochi paesi hanno, fatichiamo ad avere giocatori di livello. Il problema deve per forza essere di noi adulti, che stiamo costruendo uno schema che non porta ai risultati sperati. È facile dire che una volta si giocava in strada e negli oratori, non si fa più, ma dobbiamo iniziare a guardarci in giro nelle scuole calcio. Credo che nell’età infantile bisogno dare la possibilità ai bimbi di non dare una sola specializzazione determinata ma lasciarli liberi, magari facendoli migliorare sotto l’aspetto tecnico. Il nostro è un sistema che va rivisto".

CRESCITA - Facendo riferimento anche alla recente simulazione di Chiesa, il tecnico dell'Atalanta ha generalizzato l'argomento: "I giovani rappresentano la parte migliore, possono aiutare il cambiamento e portare una mentalità basata sul rispetto. Poche volte ragioniamo sulla personalità del calciatore. I grandi esempi nello sport derivano da personalità positive, rispettate anche dagli avversari. Neymar, che reputo uno dei più forti giocatori al mondo, è diventato un contro esempio. E gli servirà per cambiare rotta. Puoi anche vincere una partita, ma essere d'esempio vuol dire comportarsi in ben altro modo".

ADDIO CASSANO - "Il calcio è uno sport di squadra. Magari al giocatore più forte vengono permesse cose che altri non pensano neppure. È quello che è successo ad Antonio. Il talento lo dimostra con le sue capacità, la sua competizione, l'assenza di tregua nella crescita. Elementi che non contemplano lo sputo, il fallo premeditato, il gioco scorretto. Sarei stato contento di allenare Cassano, gran talento, ma mai gli avrei permesso di mostrare atteggiamenti non consoni. Parlo sia dei compagni, sia dei rivali sul campo. Si è giocato le sue possibilità proprio per questo. Forse non siamo capaci di creare le condizioni perché i nostri talenti possano essere apprezzati ovunque".