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Napoli, Ancelotti: “Mai chiesta sospensione partite. Scudetto? Qui progetto vincente…”

"Il calcio è una cosa semplice, la cosa difficile è gestire le persone che lavorano insieme a te

Redazione ITASportPress

Ospite dell'Università Luigi Vanvitelli di Napoli, Carlo Ancelotti, tecnico dei partenopei, è intervenuto in occasione di una conferenza stampa dal tema "La gestione del gruppo e delle risorse umane in un top club dagli anni Novanta ad oggi".

L'allenatore del Napoli ha parlato agli studenti della propria esperienza all'interno di un gruppo, di razzismo e della voglia di vincere in azzurro, definendo "vincente" il progetto costruito dal presidente De Laurentiis.

CALCIO ITALIANO - "L'Italia è diventata famosa per il catenaccio e contropiede. Oggi se parli di queste cose viene l'orticaria. Il calcio è cambiato, sono cambiate le regole, i rapporti coi media. Una volta il rapporto era molto più diretto quando non c'era tutta questa tecnologia. Il giocatore prima aveva un rapporto diretto col giornalista, ora non più. Per questo è cambiato anche il linguaggio del calcio. Prima si parlava di formazione e ora di sistema di gioco. Il calcio è una cosa semplice. Non complicata. La cosa difficile è gestire le persone che lavorano insieme a te".

STILE -  E a proposito di rapporti, Ancelotti è un maestro della gestione dei giocatori, anche se non tutti sono favorevoli al suo metodo: "In passato i presidenti mi chiamavano e mi dicevano: 'coi giocatori sei troppo mordibo, devi usare la frusta'. Lo dicono tutti. Pensavo fosse un costume italiano, invece mi è successo anche in Francia o Inghilterra. Per tutti bisogna usare la frusta. Io ho sempre risposto di non aver mai provato ad usare la frusta. Quindi non la so usare. Non so essere autoritario. Dipende dal carattere. Se usassi la frusta non sarei credibile. Sapete perché? Nessuno mi ha mai frustato. Se avessi avuto un allenatore o anche un papà che mi frustava forse lo avrei fatto anche io. Ripeto: la credibilità diventa molto importante nella trasmissione di questa idea che i giocatori devono portare sul campo. Non voglio esecutori di ordini, i giocatori non sono soldatiAncelotti, apprezzato non solo per le sue vittorie, ma anche per il particolare rapporto che riesce ad instaurare all'interno dello spogliatoio, parla dei suoi segreti e di come si comporta con i giocatori e con i grandi campioni. Questo è più legato ai calciatori. Non è un caso che i club più forti lo hanno fatto con giocatori dal settore come il Milan di Maldini e Baresi e Costacurta. Idem il Barcellona, che ha costruito la sua forza nel settore giovanile, così come il Bayern. Questi giocatori portavano dentro un forte senso di appartenenza. Per un allenatore la media di permanenza è di due anni circa. Sono rari casi differenti. Un allenatore è più legato al presente".

PRIME DONNE - "Come gestisco le prime donne? Bisogna chiarire cosa si intende per prima donna. Ad esempio: per tutti CR7 è una prima donna, ma nello spogliatoio non lo è mai stato. Lo è per i media, per la stampa. Ronaldo è trattato come gli altri. Poi, ovvio, ci sono giocatori con le proprie caratteristiche: chi è più egoista, chi più determinato, allora un allenatore deve cercare di mantenere un equilibrio spiegando all'egoista che l'altruismo è importante, e viceversa. Nel complesso non è una cosa complicata. In generale i più bravi non sono bravi per caso. Oggi il calciatore di talento, dato dalla natura, ha anche grande personalità. Posso fare l'esempio di Ronaldo, Ibrahimovic, Beckham. Oggi c'è maggior professionalità rispetto a trent'anni fa. Ecco perché a sessant'anni ho problemi alla schiena, alle ginocchia. Lo sport è cambiato, gli allenamenti e la medicina sono cambiati".

RAZZISMO - "Ho avuto la fortuna di lavorare all'estero per nove anni e queste cose sono state debellate, soprattutto gli inglesi. E' una cosa che l'Italia deve fare e secondo me non è tanto complicata. Purtroppo gli ignoranti e i maleducati continuano ad andare negli stadi: dovrebbero fare un corso di educazione, senso civico e rispetto. Davvero, non se ne può più. In Coppa Italia, l'altra sera a Bologna Kean (attaccante della Juventus ndr) è stato insultato e non ha senso. Insultano Napoli quando Napoli non gioca. Sento dire che Ancelotti non può dire di sospendere le partite, ma giuro che non l'abbiamo mai chiesto. Forse non mi faccio capire. Abbiamo solo detto che quando c'è un insulto territoriale o razziale, ma non solo contro il Napoli, la partita deve fermarsi temporaneamente. Come a Bologna. Magari ci sarà un annuncio e poi dopo la partita ricomincia. Quando piove la partita si ferma temporaneamente? Ecco la stessa cosa per i cori. Nel 2000 ho aspettato dure ore, possiamo aspettare anche dieci minuti per far raffreddare gli animi. Lo so bene che se si sospende la partita 60mila persone devono andar via. Tutto qua".

VINCERE A NAPOLI - "Quanto ci vorrà ancora per vincere al Napoli? Non lo so, non è un percorso molto lungo. Il Napoli ha costruito un progetto vincente perché in dodici anni dalla Serie C è stabilmente in Champions con bilanci a posto, società sana, giocatori promettenti e importanti. Questo, ad esempio, è un progetto vincente. Magari mi domando: quanto tempo ci vuole per vincere? Impossibile dirlo. La vittoria è legata a piccolissimi dettagli. Dico che il Napoli è un gruppo vincente e che può vincere. In quanto tempo non lo so, ma non c'è da aspettare tanto. La squadra mi sembra forte, abbiamo investito bene in questi anni. Il gruppo è giovane, sano, e c'è intenzione di investire ancora".