Interessante intervista rilasciata dal bomber polacco del NapoliArkadiuszMilik al portale SportoweFakty. Alla vigilia della gara di Europa League di giovedì, il centravanti ha parlato della stagione degli azzurri, degli obiettivi e delle voci di mercato che si sono susseguite e che volevano il club partenopeo interessato ad un altro centravanti nonostante la sua presenza in rosa.
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Napoli, Milik: “A Bergamo la svolta. Voci su Cavani e Piatek? Mai avuto problemi. E su Ancelotti…”
"Se sei mentalmente forte, sai come difenderti"
IN DISCUSSIONE - Dal sogno estivo e a quello invernale, l'ombra di Cavani e Piatek ha accompagnato la stagione di Milik, il cui ruolo è sempre stato messo in discussione: "Non ho mai avuto problemi all'idea di sapere che Piatek, Cavani o un altro attaccante potesse venire al Napoli. Non mi importa. Piatek sta facendo qualcosa di speciale in Italia, ha avuto un avvio fantastico. Non c'è un'età per lasciare la Polonia: Szczesny aveva 16 anni quando è andato all'Arsenal, Lewandowski 21 al Borussia. Se sei mentalmente forte, sai come difenderti". "Io sto bene, sono felice di giocare con continuità, segno e fornisco assist. Ma posso migliorare col destro o con la testa. Sto migliorando tanto. Posso dare sempre di più al Napoli".
SVOLTA - "Il tempo guarisce le ferite. Giocai a Bergamo con l'Atalanta prima dell'infortunio. Me ne sono ricordato quest'anno nel tunnel degli spogliatoi. Ho provato strane emozioni. Parto dalla panchina, entro e segno. Ho fatto ciò che volevo. È stata la svolta della mia stagione. Dopo le operazioni passavo molto tempo in palestra, l'obiettivo era rafforzare le gambe per evitare nuovi incidenti. Per un attaccante, la ricostruzione fisica è la cosa più importante. In questo senso mi ha aiutato tanto anche Ancelotti. Se un giorno l'allenamento era stancante, il giorno dopo era più flessibile". E a proposito di Ancelotti, dopo il gol fallito contro il Liverpool - con annessa bella parata di Alisson - Milik confessa: "Dopo la partita, in hotel, Ancelotti si è avvicinato e mi ha detto di non pensarci troppo. Aveva ragione. Il calcio è questo: non possiamo riflettere troppo sul passato. In quel momento pensavo alla partita successiva col Cagliari: segnai al novantesimo su punizione". E sulle punizioni: "Mi alleno da quando ero all'Ajax. restavo in campo a fine allenamento per esercitarmi. Purtroppo al napoli per due anni non ho avuto la possibilità di dimostrarlo".
ANCELOTTI - "Non avevo mai lavorato con un allenatore che non urla mai. A volte alza il tono della voce, ma si spegne subito. Carlo è un uomo calmo. Basta un suo sguardo per gestire lo stress. In campo siamo liberi di inventare. Non bada in modo particolarmente eccessivo alla tattica. Ci aiuta a tirare fuori quel qualcosa in più". E spesso decide come nel caso del rigore contro la Sampdoria: "Volevo calciarlo io, poi l'allenatore ha scelto di farlo tirare a Verdi e ho accettato la sua decisione. Non sono in concorrenza con nessuno, va bene così".
SULLA RAPINA - "Da allora non rischio più. Non mi sono mai sentito minacciato a Napoli, quell'episodio non mi ha influenzato. Non ci sono stati traumi, ma mi sono sentito strano per alcuni giorni. Sono rimasti scioccati di più all'interno della mia famiglia e la mia ragazza che era in auto con me. Ho sempre cercato di stare attento, i miei compagni mi avevano spiegato queste situazioni, ma in quel momento ho dovuto dar via il mio orologio. Da allora non lo indosso più e neppure loro: lo facciamo solo in posti sicuri".
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