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Tennis, Pound: “Bisogna squalificare la Sharapova per lungo tempo”

Sul caso Sharapova, dice la sua Dick Pound, numero uno della Wada (l’Agenzia mondiale antidoping)

Redazione ITASportPress

Durissimo il commento di Dick Pound, numero uno della Wada (l’Agenzia mondiale antidoping) dal 1999 al 2007 e a capo della commissione indipendente della stessa Wada che ha portato alle luce gli scandali russi nell’atletica leggera, sul caso Sharapova, risultata positiva ad un test. Pound respinge la tesi difensiva della russa. La comunicazione agli atleti è stata data via mail il 22 dicembre, ma Maria, a suo dire, non ha aperto il link. Il Meldonium, messo la bando dal primo gennaio, aumenta la fluidità del sangue e può agire da coprente dell’Epo. In quantità rilevanti aiuta il recupero dopo uno sforzo ed è la stessa famigerata sostanza che sta travolgendo nelle ultime settimane lo sport russo.

“Non ho nessuna simpatia verso di lei, ce l'ho avuta in passato - ha sottolineato - stata ai vertici dello sport per 10, 12 anni, e quanto accaduto non è ammissibile? Merita di essere squalificata, la durata non spetta a me deciderlo. E’ un caso difficile da capire perché con l'entourage che la segue come è possibile che nessuno se ne sia accorto? Come puoi essere così stupido? Se prendi qualcosa che è nella lista dei prodotti proibiti, mi dispiace ma è un tuo grosso errore: avresti dovuto saperlo. Ha assunto un farmaco non permesso per scopi medici nel suo Paese di residenza, gli Usa, quindi deve averglielo prescritto un medico. Ogni volta che si fa un cambio nella lista, prima di aggiornarla, il 30 settembre si avvisano tutti gli atleti. Hai ottobre, novembre e dicembre per smettere. In dicembre i tennisti furono avvisati 5 volte del cambio nella lista Wada e lei ha uno staff sanitario. C'è stata avventatezza eccessiva”.

L’avvocato canadese ha poi aggiunto: “La Sharapova muove il motore di un giro d'affari di 30 milioni di dollari e la sua versione non sta in piedi. Non è credibile che un’atleta del suo livello prenda un farmaco proibito senza esserne consapevole, questo si chiama dolo. Se la squalifica sarà eccessivamente mite ricorreremo in appello”.