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Tennis, Anversa: prodigio Sinner batte Tiafoe e approda in semifinale

Sinner è indiscutibilmente il miglior classe 2001 del mondo: a inizio anno era numero 553, ora nella classifica live è numero 100

Redazione ITASportPress

Il futuro è adesso. Giusto un anno fa Jannik Sinner giocava un torneo Itf da 15mila dollari a Monastir ed era fuori dai primi 500 della classifica Atp. Al momento è il più giovane italiano nell'era open a entrare tra i top 100, tra i primi 30 più giovani della storia dell'Atp. Anche se la certezza l'avrebbe solo domani conquistando la finale ad Anversa (salirebbe al numero 90). A 24 ore dalla prima vittoria in carriera contro un top 20 (nei quarti aveva travolto il numero 13 Monfils), l'azzurro ha sconfitto nei quarti anche Frances Tiafoe, numero 53 del ranking: 64 36 63. Superata la classica prova del nove. Non ha tremato neppure quando nel terzo e decisivo set serviva per il match ed è andato sotto 15-40: un paio di servizi a oltre 200 orari e il rovescio bimane in spinta hanno ricacciato indietro lo statunitense.

Un successo che vale la prima semifinale in carriera nel circuito maggiore. E beneaugurante in vista delle Next Gen ATP Finals di Milano (5-9 novembre all'Allianz Cloud) dove entrambi saranno protagonisti.

Non solo top 100: siamo ancora alle semifinali, ma i numeri di Sinner sono da record e Jannik può davvero sognare. Intanto a 18 anni, un mese e 28 giorni è diventato il più giovane azzurro in semifinale in un torneo Atp. Il più giovane italiano a vincere un titolo è stato, invece, Claudio Pistolesi nel 1987 a Bari: aveva 19 anni e 7 mesi, oltre un anno più di Sinner. Diventerebbe anche il più giovane giocatore in attività a vincere un torneo Atp: a 18 anni, un mese e 30 giorni supererebbe di qualche settimana niente meno che Rafa Nadal: lo spagnolo, quando nel 2004 si impose a Sopot, aveva 18 anni, 2 mesi e 15 giorni. 

Sinner è indiscutibilmente il miglior classe 2001 del mondo: a inizio anno era numero 553, ora nella classifica live è numero 100. Alla stessa età solo Nadal (era numero 49), Federer (numero 66) e Djokovic (numero 96) erano meglio piazzati nel ranking. Parliamo dei Fab Three, dei tre fenomeni che stanno riscrivendo la storia del tennis e che insieme vantano la mostruosa cifra di 55 titoli Slam. Meglio di Murray, che all'età di Sinner (18 anni e due mesi) era numero 164.

Ha le lentiggini e lo sguardo spensierato degli adolescenti, ma anche la capacità di alzare l'asticella giorno dopo giorno: non si vince per caso a 17 anni un challenger come quello di Bergamo lo scorso febbraio e poi si concede il bis a Lexington, nel Kentucky ad agosto. Non si supera il primo turno di un Masters 1000 come gli Internazionali BNL d'Italia battendo sul centrale un marpione come Steve Johnson, per di più in rimonta e annullando un match point. E non si gioca il tabellone principale agli US Open, uno Slam, dopo aver superato le qualificazioni a 18 anni appena compiuti: tra i tennisti italiani solo Diego Nargiso nel 1988 aveva due mesi in meno quando partecipò gli Australian Open. Di Jannik, enfant prodige dell'Italtennis, si sa ancora poco se non che da ragazzino, come ogni buon altoatesino che si rispetti (è nato a San Candido e cresciuto a Sesto Pusteria dove i genitori gestiscono un rifugio) era una promessa dello sci, poi ha scelto il tennis e all'età di 14 anni si è trasferito armi, bagagli e racchetta a Bordighera, presso l'accademia di Riccardo Piatti su imbeccata di Massimo Sartori, uno che ha la vista lunga e mentore di Andreas Seppi, bolzanino come Sinner. Il talento e i suoi sogni lo hanno portato a crescere lontano dalla famiglia: uno straordinario ragazzo normale a cui piace andare di corsa.