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Granada, Biraghi: “Catania mi ha formato nel carattere. Sogno l’Inter”

Il terzino italiano del Granada ha toccato svariati temi: dall'esperienza in Spagna al passato all'Inter

Redazione ITASportPress

Cristiano Biraghi, terzino arrivato al Granada in prestito dall'Inter, a goal.com ha toccato svariati temi: dall'esperienza in Spagna al passato in nerazzurro, passando per le emozioni vissute con l'Under 21.

L'ESPERIENZA SPAGNOLA - “Quando ho ricevuto l’offerta del Granada non ho tentennato nemmeno un istante, perché era effettivamente una possibilità irrinunciabile e non parlo a livello economico. Avevo anche altre proposte, diversi club in Italia mi avevano chiesto di aspettare, ma ho scelto volontariamente di venire qui in Spagna prima di tutto perché è un campionato che mi ha sempre incuriosito e mi è sempre piaciuto e, poi, perché credo che un’esperienza all’estero sia utilissima per un calciatore della mia età in questo momento della mia carriera. Finora ho giocato praticamente sempre, tranne quando ero squalificato e se dovessimo mantenere questa posizione di classifica fino alla fine, e dunque salvarci, avremo compiuto un piccolo miracolo. Qui in Spagna sto benissimo, l’ambientamento è stato tutto sommato naturale, anche perché la lingua è molto simile. Granada è una splendida città, con un clima eccezionale e gli spagnoli sono molto socievoli. Devo dire che è una scelta che rifarei assolutamente, soprattutto per la situazione che stavo vivendo. Io dico sempre che se un calciatore sta bene in Italia è meglio che ci rimanga, perché forse la Serie A non sarà il campionato più bello al Mondo, ma di certo se giochi in Serie A puoi giocare dappertutto, perché non ci sono tornei più difficili. La differenza maggiore è che qui, nella Liga, prevale la tecnica, mentre in Italia comanda la tattica: giocano molto più aperti e spensierati, mentre noi siamo molto più attenti alla fase difensiva. Per il resto il campionato è competitivo e non è molto diverso da quello italiano. Si dice, ad esempio, che qui ci sia un torneo per Barcellona, Real Madrid e Atletico Madrid e poi uno per tutte le altre: è vero, le prime tre sono fuori categoria, ma anche in Italia non è che sia molto diverso. Qui è tutto più amplificato perché tutti giocano più aperti, per cui quando una piccola incontra il Barcellona o il Real Madrid rischia la goleada e ovviamente un 6-0 fa più notizia di un 1-0. Da noi nessuno vuole scoprirsi e fare brutte figure, perché poi succede il finimondo”.

NESSUNA PRESSIONE -"Siamo in lotta per non retrocedere dall’inizio della stagione, eppure non esiste pressione di nessun tipo. Quando vai in giro per la città al massimo ti fermano per una foto o per una pacca sulla spalla, ma nessuno ti fa pesare la classifica. Io ho giocato a Castellammare di Stabia e a Catania e quelle esperienze mi sono servite molto per formarmi nel carattere e nella personalità, ma qui è un'altra cosa: è tutto molto più blando, meno amplificato, si vive il calcio con maggiore serenità e pacatezza".

FIDUCIA AI GIOVANI -Sia nel Granada, che nei nostri avversari, ogni domenica ci sono sempre molti giovani tra i titolari, molti di più rispetto alle squadre italiane, anche se ultimamente anche da noi qualcosa si sta muovendo. Certo, in Italia c’è ancora qualche allenatore vecchio stampo che preferisce puntare sull’esperienza, ma mi sembra che qualcosa stia cambiando. In Spagna il giovane non corre alcun rischio di bruciarsi, perché gli permettono di sbagliare: ad esempio, nella finale Under 21 di Israele che perdemmo contro la Spagna (2013, ndr), lo staff ci fece vedere quante partite di Champions League avevano già disputato i nostri avversari, mentre noi facevamo fatica a giocare in Serie BVero che quella Spagna era qualcosa di irripetibile, perché in rosa avevano de Gea, Montoya, Illarramendi, Morata, Isco e Thiago Alcantara, ma la differenza era evidente, troppo evidente. Però la nostra squadra aveva qualità e, anche se con qualche anno di ritardo, ora stiamo arrivando anche noi. E sono certo che arriveremo tutti: ai tempi, ad esempio, c’erano Immobile e Verratti che giocavano a Pescara, ora Ciro è passato sia dal Borussia Dortmund che dal Siviglia ed è tornato al Torino e Marco è titolare nel Paris Saont-Germain. Per fare un altro esempio, Zaza faceva parte del gruppo, ma non fu convocato per la fase finale, mentre oggi gioca nella Juventus e in Nazionale. Poi c’erano Caldirola, Donati, Borini, Paloschi, Fausto Rossi, tutta gente che è andata a farsi le ossa all’estero. Dunque, non eravamo poi così male no?”.

PASSATO NERAZZURRO -"Sono entrato nel vivaio dell'Inter che ero giovanissimo e per me era già un sogno perché sono tifoso nerazzurro da sempre. Quando ho esordito in Champions League (Inter-Twente, 24 novembre 2010) per me è stata un'emozione indescrivibile, a ripensarci oggi mi vengono ancora i brividi. Ma solo il fatto di respirare l'aria della prima squadra era qualcosa di speciale, mi sembrava di volare. Ho avuto la fortuna, poi, di vivere gli anni del Triplete, guardavo Mourinho non come se fosse il mio allenatore, ma il mio Dio (ride, ndr). Era una squadra pazzesca con giocatori plurititolati, ma umili, sempre pronti a darti un suggerimento. Capitan Zanetti era sempre prodigo di consigli per noi giovani e non era certo obbligato considerato il suo curriculum. Ricordo ancora i “calci in culo” di Materazzi, che quando facevi qualcosa di buono ti incoraggiava, ma quando sbagliavi non mancava di fartelo notare. Certo, da una parte essere aggregato ad una rosa così forte era anche una sfortuna, perché spazio non ce n'era, ma solo ricevere consigli da gente come Zanetti, Materazzi, Cambiasso, Samuel, Cordoba, era tanta roba. Poi io mangiavo con gli occhi Maicon, ai tempi era il terzino più forte al mondo”.

IL FUTURO - “Oggi non ci penso, sarei un pazzo a farlo visto che sono qui a Granada e stiamo ancora lottando per un traguardo importante. A fine stagione vedremo quali saranno le intenzioni dell'Inter visto che ho ancora due anni di contratto con i nerazzurri e valuteremo insieme cosa sarà meglio per tutti. Ovvio che se dovessero decidere di puntare su di me sarei l'uomo e il calciatore più felice del mondo, anche perché il mio sogno, da sempre, è quello di vestire la maglia dell'Inter. L'ho già vestita da “ospite”, diciamo, ora mi piacerebbe farlo anche da protagonista”.

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