ITA Sport Press
I migliori video scelti dal nostro canale

gazzanet

La storia di Jermaine Pennant: dai colpi di pistola della gang, alla finale di Champions League…

L'ex giocatore di Arsenal e Liverpool si racconta nella sua autobiografia ripresa dal Mirror

Redazione ITASportPress

L'ex giocatore dell'Arsenal e Liverpool Jermaine Pennant si è raccontanto in una lunga intervista rilasciata al Mirror che anticipa parte di quanto l'ex calciatore racconti all'interno della sua biografia dal nome Mental. L'attuale 35enne ha confidato diversi retroscena della sua vita molto movimentata: tra le gang di Nottingham, gli incidenti in auto e una carriera calcistica vissuta tra un problema e l'altro.

FAMIGLIA E GIOVENTU' - Jermaine Pennant ha vissuto un'infanzia delicata. I genitori si sono separati quando lui aveva soli 3 anni. Il padre era uno spacciatore e i rapporti con la madre sono mai stati tranquilli. Nella sua biografia, l'ex Arsenal e Liverpool racconta di non avere avuto rapporti per 10 anni con la madre, e di aver creduto per diverso tempo che fosse morta ma che in realtà ha scoperto, solo di recente, che fosse viva. "Ci siamo anche incontrati, ma non c'è alcun tipo di rapporto. E' stato un sollievo sapere che non fosse morta, ma non sapevo come mi sarei dovuto sentire", ha raccontato Jermaine, che poi ha continuato: "A scuola non ero molto bravo, tranne che nello sport. L'unica strada per potermene andare era diventare calciatore". "Solo Dio sa cosa mi sarebbe successo fossi rimasto lì".

GANG - Dai rapporti con una famiglia mai avuta, a quelli con le gang locali di cui lui, volente o nolente, faceva parte. Scontri che ne hanno caratterizzato l'infanzia e l'adolescenza e che gli hanno fatto capire la sua strada nella vita. Il fatto più importante è avventuto quando aveva 14 anni e un gruppo della famosa gang Meadows Estate di Nottingham è stato protagonista di un'imboscata con la gang di St. Ann: "Avevano coltelli, mazze da baseball e qualche pistola. Mentre passavano ne hanno accoltellato uno e colpito un altro con le mazze. E' partito anche qualche colpo di pistola", racconta Pennant. Un episodio di scontro tra gang che gli ha di fatto cambiato la vita: "Eravamo al KFC (un fast food), abbiamo sentito spari, tutti sono fuggiti, la nostra gang ha inseguito quella rivale. Non ho visto con i miei occhi cosa sia successo realmente perché d'instinto mi sono nascosto dietro al bancone, ma uno della gang di St Ann è stato preso e successivamente è morto in ospedale". Jermaine, ora 35enne, afferma di aver avuto paura: "E' stato spaventoso, ma non era la prima volta. Per me è stato istintivo pensare a salvare la mia vita. Sono stato fortunato, fossi stato fuori potevo essere facilmente io ad essere accoltellato e ucciso. Non era importante che io giocassi a calcio, se uscivo con i miei amici potevo essere un bersaglio. In realtà lo sono ancora. C'è stato un litigio, una collutazione, i membri dell'altra gang sono scappati e alcuni dei nostri li hanno inseguiti. Sono stato lasciato indietro, nascosto dietro al bancone del negozio. Due giorni dopo la polizia è venuta a parlarmi. Essere interrogato dalla polizia è stato ancora più spaventoso. Sapevo che se fossi stato accusato di omidicio sarei finito in carcere a lungo. Però potevo dire alla polizia solo quello che sapevo e non era molto". Alla fine, sei giovani della gang sono stati portati a giudizio e accusati di omicidio ma sono stati assolti per mancanza di prove. Non si potè stabilire chi avesse inferto il colpo letale.

ARSENAL - Appena un anno dopo Pennant è diventato il teenager più costoso del calcio. Era ancora 15enne quando l'Arsenal lo pagò 2 milioni di sterline nel 1999. Jermaine siglò anche 3 gol all'esordio contro il Southampton ma i suoi problemi fuori dal campo presero lo stesso il sopravvento sui risultati sportivi nel corso degli anni.

ALTRI EPISODI - Un'altra brutta vicenda capitò quando era giocatore dell'Arsenal. Pennant era passeggero di un amico quando due macchine decisero di provare a speronarlo: "Sembrava di essere nel gioco Grand Theft Auto. Il mio amico girava a destra e sinistra perché l'auto dietro voleva colpirci, le due donne a bordo con noi urlavano spaventate. Alla fine siamo riusciti a salvarci, fuggendo nel traffico contromano. E' stata la fuga più fortunata della mia vita, non c'era altra via d'uscita". Anche nel 2005 Pennant fu incarcerato per 30 giorni per guida in stato d'ebrezza dopo l'incidente avenuto con la macchina di un suo amico. Al suo rilascio è stato il primo giocatore di Premier League ad indossare e giocare con una cavigliera elettronica. Pennant continua ad attirare a sé controversie: ha firmato da poco un contratto per il grande fratello inglese per dimostrare di non essere un cattivo ragazzo. Le rivelazioni nella sua biografia sono ancora più dure di quanto ci si poteva immaginare.

L'AMICO - Un altro suo amico ha vissuto qualche tempo dopo, un episodio simile alla battaglia tra gang ma non è stato fortunato quanto lui. "E' stato accoltellato 15 volte e gli hanno inciso St Ann sulla guancia. Nel mio quartiere, i miei amici erano veramente fieri di me perché ero arrivato in Premier League, e la mamma del mio sfortunato amico ha pensato che se io gli avessi parlato mentre era in coma sarei potuto essere d'aiuto". "Non ho osato dire all'Arsenal dove stavo andando (in ospedale dall'amico), ho solo comunicato dove e cosa avrei fatto. Non ero lì quando si è svegliato, ma sono felice che si sia ripreso".

TATUAGGI E CHAMPIONS - "Le persone dicono che non ho rispettato le mie potenzialità come giocatore ma visto da dove provengo penso di aver fatto il massimo". I tatuaggi rappresentano la sua vita e i momenti importanti da calciatore. Il tatuaggio nella gamba sinistra gli ricorda cosa abbia raggiunto da giocatore e il numero 16 tatuato rappresenta il numero di maglia che ha indossato durante la gara nella finale di Champions del 2007 e la finale di FA Cup di 4 anni dopo.

NESSUN RIMPIANTO - "Le mie storie fuori dal campo mi hanno marchiato e impedito di giocare per la Nazionale, ma non avevo nessuno a guidarmi. Dovevo sbagliare e imparare la lezione da solo. Non ho alcun rimpianto. Mi sento fortunato di aver vissuto queste emozioni da calciatore. Mi son divertito".