Dopo essere riuscita a sostenere i costi per riportare il figlio in Spagna, nonostante la mancata copertura del viaggio da parte dell’assicurazione americana, la famiglia di Alberto si è affidata a una compagnia assicurativa privata spagnola, che tuttavia dopo poco ha smesso di coprire le spese sostenendo che gli obiettivi da raggiungere per la salute di Alberto, risvegliatosi nel frattempo dal coma salvo poi contrarre un’ulcera ad un occhio, erano troppo costosi da raggiungere.
La famiglia di Alberto accolse il consiglio di affidarsi ad un centro di previdenza sociale, dove non sono previsti limiti di spesa, ma il calvario è proseguito perché la struttura di neuroriabilitazione non era inclusa nella previdenza e perché nessuno degli ospedali successivi ai quali si sono rivolti i genitori del ragazzo è riuscito a sostenere le cure necessarie.
L’ultimo in particolare, l'ospedale San José, dove Alberto è attualmente in cura, ha chiesto il permesso di trasferire il ragazzo in un centro di cure palliative, scontrandosi con il parere della famiglia che ha invece avanzato richiesta per un nuovo cambio di clinica.
Amici ed ex compagni di squadra di Alberto si sono mobilitati con sottoscrizioni pubbliche per sostenere le spese, arrivando a raccogliere più di 100.000 euro, cifra non ancora sufficiente. Alberto Rentero, omonimo padre dello sfortunato ragazzo, è concentrato solo sulla ricerca di una nuova struttura che accolga il figlio, le cui condizioni stanno migliorando lentamente, ma che ha bisogno di nuove e urgenti cure.
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