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Liverpool, Klopp: “Al mio arrivo a nessuno piaceva la squadra. Champions? Dopo la vittoria…”

Klopp Liverpool (getty images)

"Ero troppo stanco. Ho visto più tardi le foto dove tutti stavano saltellando"

Redazione ITASportPress

Lunga e interessante intervista rilasciata da Jurgen Klopp, allenatore del Liverpool, ai microfoni di Goal. Il tecnico Reds ha parlato della sua esperienza inglese, dal suo arrivo fino al successo in Champions League, ma anche del suo rapporto con i giocatori e con l'ambiente.

STILE - Il tedesco racconta subito il suo rapporto con il calcio, i giocatori ed in generale il suo modo di approcciarsi alla vita: "La vita è fatta di rapporti. Non solo con i giocatori, ma con le persone in generale. E se incontri molto spesso delle persone, perché non migliorare il rapporto con loro? Con i giocatori è lo stesso, ma per me è parte del gioco. Inizia tutto dalla frase che ho utilizzato la prima volta che sono arrivato. Sono amico dei miei giocatori, ma non il migliore amico. Dovevo renderlo concreto perché quando sono diventato allenatore non avevo idea che sarebbe stato il mio modo di lavorare. Non essere il migliore amico è importante per via delle decisioni difficili che bisogna prendere nel corso degli anni. E i ragazzi, per quanto vogliano, non sempre le capiscono, almeno non direttamente", ha detto Klopp.

DIFFICOLTA' - Ma come in ogni rapporto, non è sempre rose e fiori: "Ci sono sempre alti e bassi, come è normale che sia. Ma in generale è una questione di rispetto. Loro mi devono rispettare come essere umano e come tecnico, e io devo rispettare loro. Nella vita si perde la tempra troppo velocemente con le persone perché loro non vogliono ciò che tu vuoi. Non è buono. E sinceramente, non mi capita molto spesso. In ogni rapporto, amicizia, colleghi di lavoro, qualunque cosa, la prova è sempre ‘come è quando non va tutto bene?’. Quelli sono i momenti in cui ci si avvicina tutti. Abbiamo perso una finale, tre finali, e i ragazzi erano ancora in grado di guardarsi tutti negli occhi".

RETROSCENA - Ma dopo gli insuccessi, è arrivato anche il trionfo in Champions League, nella finale di Madrid contro il Tottenham. Klopp racconta: "Quando abbiamo vinto la Champions non abbiamo festeggiato tutti insieme nello spogliatoio. Non è ciò che volevo fare, ero troppo stanco. Ho visto più tardi le foto dove tutti stavano saltellando, ma io li ho sentiti a qualche metro di distanza nello spogliatoio degli allenatori. Avevo dato tutto, ero seduto lì ed ero felicissimo per i ragazzi. Non voglio fare le stesse cose di quando ero giovane, stare lì in mezzo a loro. Credo di avere un buon senso dei problemi nella vita, e nel passato ho avuto alcuni di questi problemi. Questo è il lavoro, e in più devo continuare a insegnare loro calcio. Ma sì, mi piace quello che faccio!".

FLASH BACK - E tornando indietro, Klopp ricorda il suo arrivo: "Quando sono arrivato ho detto che a nessuno piaceva la squadra, nemmeno alla squadra stessa! Ma ora è tutto diverso. Ci vuole tempo, occorre avere pazienza. Solo due acquisti sono stati delle certezze: Alisson e Van Dijk. Gli altri dovevano crescere ed erano da valutare in Premier. Wijnaldum e Robertson sono retrocessi e sono venuti qui: per noi erano all'altezza, ma per la gente no. I tifosi si guardavano attorno, vedevano giocatori di livello mondiale e pensavano che la strada giusta fosse quella".