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Spartak, Carrera: “Adesso spero di non incontrare Conte in Champions”

Massimo Carrera, 53 anni, ex di Bari, Juventus, Atalanta e Napoli, ha chiuso alla Pro Vercelli nel ’08. Nel 2009 è coordinatore tecnico delle giovanili della Juve, nel 2011 è nello staff della prima squadra. Da luglio 2014 nello staff...

Redazione ITASportPress

La Russia del pallone guarda con ammirazione Massimo Carrera, tecnico che ha portato lo Spartak Mosca a vincere il campionato dopo 16 anni. In passato a vincere la Prem'er Liga ci riuscì Luciano Spalletti, ma il suo Zenit era ben più forte del club di Fedun avendo in organico tanti fuoriclasse rispetto ai moscoviti dell'ex assistente di Antonio Conte. Carrera fu costretto a lasciare il club inglese perchè il russo patron Roman Abramovich decisa di azzerare lo staff tecnico di Conte. Una fortuna per Carrera che per qualche mese fu l'ombra di Dmitri Alenichev allo Spartak prima di prendere il suo posto a settembre. Carrera alla Gazzetta dello Sport ha parlato del suo primo titolo da allenatore. «Devo studiare ancora molto, senza falsa modestia ho vinto il mio primo campionato, mi avevano chiesto questo ma ho ancora tanto da fare. Abbiamo preso 11 gol in 3 gare: 3 col Rostov ad aprile, 4 col Krylya e 4 con lo Zenit prima della pausa invernale. Ma meglio prenderli tutti in una volta. Le imbarcate sono arrivate sempre dopo prestazioni ottime, come la vittoria sullo Zenit ad aprile o a Grozny a fine novembre. Cioè tutti qui pensavano che fosse facile. Questa in estate non era una squadra con la mentalità vincente; io sapevo che i miei si erano illusi troppo presto. E non era un organico alla pari di Zenit e Cska, squadre più esperte e che vincono da anni».

A dicembre lamentava la mentalità russa di accontentarsi. «Ora sono soddisfatto. Era quel che dicevo: anche se ogni tanto ricadono nell’errore, mancano di continuità. Questo è stato il lavoro più difficile. Quello mentale, avere la concentrazione sempre al massimo».

Ben 10 gare su 20 le ha vinte per 1-0: è diventato catenacciaro? «Non riuscivamo a fare il 2­0, le chance le abbiamo avute».

Il momento più difficile? «Fra settembre e ottobre: k.o. in coppa con lo SKA di serie B». Ma giocando a 8.300 km da Mosca, 7 ore e mezza di viaggio. «Sì, ma è un mezzo alibi, perché è dipeso sempre dall’approccio, dal credere fosse facile. Poi abbiamo perso in casa con l’Ufa e con lo Zenit. Insomma 3 k.o. in 10 giorni».

Quando ha pensato di farcela? «Ma anche quando abbiamo perso avevo la sensazione che questa squadra potesse farcela, a patto che lavorasse sempre al mille per cento. Sono riuscito a fargli capire questo. Nelle gare clou ero più tranquillo, invece ero in ansia nei match coi club di bassa classifica, come sabato col Tom, già retrocesso, che abbiamo battuto solo 1­0. Siamo stati in testa dal 1° turno e per chi non ci è abituato, mantenere questa posizione è una fatica mentale enorme».

Lo Spartak non andava in Champions dal ’12-13: rinforzi? «Ci pensiamo in settimana, però spero di non incontrare Conte. Ieri ho sentito il presidente Fedun e mi ha fatto i complimenti. Punteremo a far crescere ancora di più la squadra. Non possiamo vincer la Champions, ma possiamo lottare di nuovo per il titolo russo».

In Russia sono meno preparati tatticamente? «Sì. E con i giocatori all’inizio è più difficile lavorare, ma se hai la fortuna di aver subito i risultati loro ti seguono; quando in settimana provi le azioni e poi vedono che funzionano in gara, si convincono subito». Il calcio di Carrera? «Organizzazione, possesso, pressing alto, aggressività, e che poi si dia il massimo».

Ora i fan la riconoscono? «Sì, ma sono molto timidi e riservati. A volte mi seguono a lungo prima di fermarmi per chiedere un autografo o una foto. Ma va bene così»