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Wesley, calciatore nel nome del padre: “Morì quando avevo 9 anni. Ero troppo piccolo per capire il perché…”

L'attaccante dell'Aston Villa si racconta: "In Brasile, il primo regalo che ricevi è un pallone da calcio. Mio padre giocava"

Redazione ITASportPress

Wesley Moraes Ferreira da Silva, meglio noto solo come Wesley, attaccante dell’Aston Villa, si racconta in una lunga intervista rilasciata al Sun. Tante le difficoltà avute nella propria vita nonostante la giovane età. Il classe 1996, dopo aver raccontato in passato le vicende che lo hanno visto diventare uomo, si confessa parlando di suo padre e, per la prima volta, svela qualcosa di inedito che lo riguarda.

NEL SUO NOME - Non lo dice apertamente, ma Wesley è riuscito dove suo padre non ha potuto. All'età di 9 anni la morte improvvisa del genitore, una tragedia che, come lui stesso ammette, adesso riesce a capire meglio: "Ho sempre sentito dire che mio padre morì per colpa di un tumore al cervello. Ma la verità è che ha avuto problemi con alcool e droghe che alla fine lo hanno fatto morire", ha rivelato l'attaccante. "Avevo nove anni, quindi non capivo davvero cosa stesse succedendo. Adesso, però, sì". "Adesso capisco. Sono più grande e saperlo mi rende davvero triste. Era una brava persona. Per la prima volta ne parlo pubblicamente. Per me è un'emozione particolare. In Brasile, il primo regalo che ricevi è un pallone da calcio. Mio padre giocava. Era un bravo calciatore, non abbastanza per sfondare e diventare famoso. Giocava in un club locale ma sono riuscito a vederlo un paio di volte prima che morisse". Wesley, insomma, porta avanti la sua carriera anche per suo papà e nonostante la giovane età, 23 anni, può vantare anche una chiamata dal Brasile, nel match amichevole contro l'Argentina.

GAMBA CORTA - Da un tema delicato come quello della scomparsa di suo padre, ad una particolarità. Wesley, infatti, torna a parlare della lunghezza delle sue game. Una di esse, infatti, è più corta dell'altra: "Tutti me lo chiedono. Sì, la mia gamba sinistra è 3 cm più grande della destra. Non so come sia possibile, ma non mi ha mai dato fastidio o dolore. Semplicemente è così. Molti mi dicevano che per me sarebbe stato impossibile giocare. Invece...".