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IL CASO

Blind su Eriksen: “Non ditegli che smetterà di giocare. Quando è successo a me…”

Blind (getty images)

L'olandese aveva subito un arresto cardiaco ma è tornato a giocare e ora è protagonista con l'Olanda ad Euro 2020

Redazione ITASportPress

Un messaggio importante arriva per Christian Eriksen a qualche ora dalle sue dimissioni dall'ospedale a seguito del problema cardiaco avuto in campo nel match d'esordio ad Euro 2020 con la Danimarca. A mandarlo è Daley Blind, calciatore dell'Olanda, che in passato era stato vittima di un problema simile che, in ogni caso, non gli ha impedito di tornare a giocare a calcio sia per l'Ajax che per la sua Nazionale. Intervistato dal Mirror, il difensore ha voluto dire la sua sul tema legato al danese.

BLOCCO MENTALE -Blind parte subito raccontando quanto visto per Eriksen con ciò che ha vissuto lui in prima persona: "Le immagini di Copenhagen, con Christian sdraiato sull'erba, hanno avuto un grande impatto su di me. Quelle immagini erano familiari per me. Era di nuovo tutto così reale, ecco perché è stato così emozionante", ha detto il difensore dell'Olanda. "Ho dovuto superare un grosso ostacolo mentale prima di riuscire a giocare il giorno seguente. Tutte le emozioni sono venute fuori. Sono orgoglioso di me stesso di essere riuscito a giocare così a lungo nella partita contro l'Ucraina. Sono orgoglioso di averlo fatto, ma non è stato facile".

ERIKSEN - Poi ancora su Eriksen e sullo stato mentale del danese: "Quando è accaduto a me, tutti dicevano che ero finito come calciatore e che non sarei potuto tornare a giocare. Oggi, invece, guardate dove sono. Per questa ragione dico a tutti 'lasciate stare Christian. Lasciatelo in pace. Io mi sentivo pronto a tornare dopo aver avuto l'ok dei medici e del personale dell'Ajax. Nel mio caso non c'era motivo per cui non potessi giocare di nuovo ai massimi livelli. La cosa più importante è che devi sentirti libero nella tua testa. Una volta che i medici ti dicono che sei a posto per giocare di nuovo, senti solo la tensione e l'eccitazione del gioco, non la tensione della paura".

DEFIBRILLATORE - "La scatolina nel cuore è lì (il defibrillatore cardiaco, ndr). Lo sai e magari la senti quando vai a letto, ma durante il giorno non te ne accorgi, io nemmeno ci penso. Questo strumento è diventato parte di me e la cosa più importante è che mi dia una sensazione di sicurezza. Devo dire che è stato difficile mentalmente per me. Quando hai un infortunio al ginocchio, vivi in una specie di bolla per un certo numero di settimane; ma sai quando puoi tornare in campo, in casi così no. Non hai una data sulla quale concentrarti. Quello che ti infastidisce di più, comunque, sono tutte le persone che ti dicono che la tua carriera è finita e che non giocherai mai più. Non si rendono conto di quanto faccia male".

 (Getty Images)
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