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Boateng: “Il calcio non fa molto per il razzismo. La polizia spesso mi ferma e crede sia un delinquente”

La denuncia del calciatore in merito al rapporto tra la società e le persone di colore

Redazione ITASportPress

Il mondo intero sta vivendo ore molto concitate a seguito dei fatti avvenuti negli States e che hanno visto la morte di George Floyd a seguito di un fermo ad opera della polizia. Un atto di razzismo che non è passato inosservato neppure nel settore del calcio dove questo tema, molto spesso, viene a galla. A parlare apertamente col suo rapporto col razzismo è il calciatore del Besiktas Kevin-Prince Boateng che si è soffermato ai microfoni di Sky Sports News per parlare di quanto avvenuto nella sua carriera e non solo.

Boateng: "Il calcio non fa molto contro il razzismo"

 Boateng Getty images)

"Cosa fa il calcio in generale per affrontare il razzismo? Non molto, una pubblicità in tv o uno striscione quando le squadre escono sul campo", ha detto Boateng. "Capisco che non è una posizione comoda per un calciatore, molti pensano che se dicono qualcosa o condividono la cosa sbagliata, perderanno un contratto o uno sponsor. Eppure non dici niente di male quando cerchi di aiutare la razza umana". "Il gesto dei calciatori di riunirsi in queste ore? Sicuramente è qualcosa di bello ma si può e si deve fare di più".

Insulti e coraggio

Ma Boateng non si limita a dire la sua riguardo al calcio. Il calciatore affronta quanto vissuto e quanto affronta anche oggi nella sua vita privata: "La partita contro la Pro Patria? Quello è stato il momento in cui ho deciso che era troppo. Mi sentivo triste e arrabbiato, volevo mostrare al mondo che non avrei mai più lasciato che me lo facessero. Quando ero più giovane ho cercato di ignorare il razzismo. Le persone che mi conoscono mi dicono che ho pianto, sono andato a casa e non ho detto più nulla. Ero un codardo, non ero abbastanza forte. Ora non sono più un codardo". E ancora: "Nella mia carriera mi hanno fatto il gesto della scimmia. Mi hanno detto che per ogni gol che avrei segnato mi avrebbero tirato una banana. E poi ‘ti metteremo in una scatola e ti riporteremo nel tuo paese’, ‘negro’, mi hanno gettato acqua e mi hanno detto che mi avrebbero pulito perché ero sporco".

Vita di tutti i giorni

E poi nel più profondo del suo animo, Boateng parla di cosa ancora oggi affronta in ambito privato: "In Europa, il razzismo è più nascosto. Le persone non lo mostrano troppo spesso. Ma quando si riuniscono in grandi gruppi, diventa più facile per loro urlare. Quando cammino per la strada, le persone attraversano dall'altra parte. Mi guardano in modo strano quando guido in macchina. La polizia mi ferma senza motivo. Forse perché sono un ragazzo di colore con tatuaggi e una buona macchina. E pensano che io sia un criminale. Sinceramente ho lavorato tutta la vita per diventare un calciatore e mi giudichi dal mio aspetto? E quando stavo crescendo, tutto era anche peggio". Adesso il calciatore sta vivendo in Turchia con la sua compagna Melissa Satta sempre molto attiva sui social.