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Carraro: “Calciopoli si basa sul nulla. Su Rocco sbagliai, ma poi scelsi Bearzot e Lippi…”

Carraro, Getty Images

"Riva è il simbolo del calcio italiano. Due gambe fratturate per la patria: sono cose che la mia generazione non dimentica"

Redazione ITASportPress

"Viviamo un tempo di grandi campioni: Federer, Bolt, Messi. Ma il mito vive di rivalità. Coppi e Bartali non erano solo due ciclisti; erano il sogno di un’Italia che si lasciava indietro la povertà". Comincia così la lunga intervista che Franco Carraro ha concesso al Corriere della Sera; ecco un estratto degli argomenti toccati dal 77enne nativo di Padova che in carriera ha avuto diversi incarichi, sia sportivi che politici:

SECONDA GUERRA MONDIALE - "A Padova ci rifugiavamo nella basilica del Santo, sperando che i bombardieri la risparmiassero. Poi sfollammo a Venezia. Mi perdevo nelle calli".

EDUCAZIONE SEVERA - "Mia madre rifiutò di mandarmi tra i figli della lupa: 'Il fascismo presto cadrà' disse al gerarca. Un giorno a Sestriere, avrò avuto sette anni, rubai un distintivo. Mi prese per l’orecchio davanti a tutti, gridando 'ladro, ladro!'".

ALLENATORI - "Al Milan non volevo Rocco, mi sembrava vecchio, preferivo Sandokan Silvestri con la sua aria da duro. Mi sbagliavo. Poi però per la Nazionale scelsi Bearzot e Lippi: i c.t. dei due Mondiali".

RIVERA-MAZZOLA - "Il vero leader di quella Nazionale che partecipò a Messico 1970 era De Sisti: giocatore di forte personalità e regista della Fiorentina, la squadra della città di Valcareggi. L’unico giornalista che lo intervistava tutti i giorni era il giovanissimo Mario Sconcerti, che Valcareggi chiamava Sconcertino. E De Sisti preferiva Mazzola, che correva di più rispetto a Rivera. L’idea era che il Brasile si potesse battere solo in contropiede".

GOLDEN BOY - "Cosa penso di Rivera? Ero il suo presidente e avevo solo tre anni più di lui, siamo cresciuti insieme. Gli devo molto, con lui vincemmo la Coppa dei Campioni contro l’Ajax di Cruijff. Gianni è stato il nostro Paul McCartney, la nostra Mary Quant: diceva alla gente quello che voleva, ma non sapeva di volere. Però non ha capito che per raggiungere il livello di Platini, Beckenbauer, Rummenigge, non basta essere stati grandi campioni: bisogna studiare, maturare. Lui si fece usare da avvocati e finanzieri che volevano prendersi o influenzare il Milan".

SUCCESSI - "L'Intercontinentale vinta col Milan nel 1969? La Bombonera era una bolgia dantesca. Non si limitarono agli sputi, ci versavano il caffè bollente addosso. A Combin ruppero naso e zigomo: 'Tradidor!'. Poi lo arrestarono per renitenza alla leva, che aveva fatto in Francia. Mi gettai sulla macchina dei poliziotti, che mi presero a manganellate e aizzarono il cane lupo. Mi aiutò Rocco: 'senza Combin non si parte'. Lo processarono per direttissima e ce lo riportarono sull'aereo fermo sulla pista".

BERLUSCONI - "E' un fuoriclasse, come imprenditore e come uomo di calcio. Anche adesso la gente non lo vede come un politico di professione, semmai come una rockstar. Berlusconi è un grande venditore. Non tratta mai male nessuno, neanche chi lo insulta. Se in una platea adorante vede un odiatore, si concentra su di lui. Fino a quando non lo conquista".

CALCIOPOLI - "Io quelle carte neanche le lessi: il giorno dopo le diedi al procuratore federale Palazzi. Ora la Procura di Torino ha fatto lo stesso con l’inchiesta sulla ’ndrangheta nella curva della Juventus: non c’erano reati penali, ma la giustizia sportiva è più severa di quella ordinaria. Moggi si compiaceva che lo chiamassero Lucky Luciano. Era contento che si legassero le vittorie un po’ alla sua capacità di scegliere i giocatori, un po’ al suo modo di influenzare gli arbitraggi. Non è mai riuscito a far vincere un campionato alla Juventus in modo illecito. Quanto a me, ho commesso un solo errore: volevo cambiare i designatori, Bergamo e Pairetto, e mettere al loro posto Collina. Ma Collina ha chiesto un anno di tempo. Loro l’hanno saputo e hanno cercato appoggi con atti sconsiderati. Ma stiamo parlando del 2004-2005. L’unica partita che secondo me resta dubbia, Juventus-Inter con il rigore non dato a Ronaldo, è del 1998. Calciopoli si basa sul nulla, non c’è un euro. È solo una questione di potere o forse solo di chiacchiere. La Juventus avrebbe vinto quegli scudetti comunque. Aveva i giocatori migliori e gli allenatori migliori: Lippi e Capello. Infatti nel 2006 la Nazionale basata sulla Juventus vince il Mondiale".

RIVA - "E' il simbolo del calcio italiano. Il lombardo idealista che diventa più sardo dei sardi e dice no all’Avvocato Agnelli. Il cannoniere azzurro di ogni tempo, due gambe fratturate per la patria. Sono cose che la mia generazione non dimentica".

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