ITA Sport Press
I migliori video scelti dal nostro canale

IL RACCONTO

Castan ricorda la comparsa del tumore: “Persi 15 kg in due settimane. Temevo di morire”

Castan
L'ex difensore ha raccontato la scoperta del tumore e quella che è poi stata la fine della carriera.

Redazione ITASportPress

Cavernoma cerebrale, un tumore benigno al cervello. Questo, di fatto, ha messo fine ai sogni e alle ambizioni di Leandro Castan, ormai ex calciatore che lo scorso luglio ha deciso di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo.

In Italia ha vestito le maglie di Sampdoria, Torino, Cagliari e Roma ed è proprio in occasione di una gara con i giallorossi che Castan ha dovuto fare i conti con la realtà di cosa stava accadendo al suo corpo.

Era il 13 settembre del 2014 e durante i primi minuti di un Empoli-Roma succede l'impensabile: "Mi vengono i crampi alla gamba. Maicon mi guarda e capisce che avevo qualcosa di diverso. Al rientro negli spogliatoi dice a Garcia: 'Mister, togli Castan. Gli fa male la gamba'. E io: 'Oh, ma che dici? Sto bene, gioco'. Allora Rudi mi fa: 'Leandro che hai?'. Niente'. E Maicon: 'Toglilo, fidati'. Da lì, non rientro in campo per un anno", le parole dell'ex difensore nell'intervista a Cronache di Spogliatoio.

"Il giorno dopo mi sveglio e non mi reggo in piedi. La testa mi girava fortissimo, pensavo di morire in quegli istanti. Non riuscivo a fare niente. Per quindici giorni sono rimasto così, senza capire cosa mi stesse accadendo. Avevo giramenti di testa e poi vomitavo, vomitavo, vomitavo. In due settimane ho perso quindici chili. Mi dicevo: “Sto morendo”. Non pensavo al rientro in campo, ma solo a restare vivo. Lì ad Empoli è finita la mia carriera. Si sono spenti tutti i miei sogni: giocare un Mondiale, vincere uno Scudetto, fine. Magari sarei rimasto a Roma fino a oggi. Invece no, è cambiato tutto da un giorno all’altro".

Come detto, i controlli portarono alla sentenza più dura: cavernoma cerebrale, un tumore benigno al cervello. All'inizio Castan non voleva operarsi ma poi venne convinto.

Da quell'intervento, però, le cose cambiarono: "Non sono stato più lo stesso. Lo giuro, ho fatto tutto quello che potevo per tornare al mio livello. Ma non ci sono riuscito. So che non potevo fare di più, ora sono tranquillo, non ho rimorsi. In quel periodo litigavo con tutti. Volevo capire di chi fosse la colpa del perché non riuscissi a tornare al mio livello. Mi arrabbiavo, ma alla fine non era colpa di nessuno. Quando ti aprono la testa è normale perdere velocità agilità, equilibrio. Non era facile neanche stare con i miei compagni. Vedevo che in allenamento avevano pena per me. Lo leggevo nei loro occhi, era come se tutti pensassero ‘povero ragazzo’. E io mi sentivo male, soffrivo tantissimo".

Dopo la Roma, il giocatore tornò in Brasile fino al ritiro con più di qualche briciola amara in bocca: "Se mi guardo indietro non è che abbia rimpianti, però un po’ di amaro in bocca. Per non aver più giocato con la Roma e per non aver disputato neanche un Mondiale col Brasile. Sono arrivato in Nazionale e so che sarei potuto rimanere se non avessi avuto quel problema".

Castan
tutte le notizie di