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STORIA

Criscito: “Mi gridavano di andare in pensione. Ho un rimpianto”. Poi la promessa al Genoa…

Criscito
Leader del gruppo e innamorato della maglia rossoblù: il difensore ripercorre le tappe della sua vita sempre legata al Genoa.

Redazione ITASportPress

Vent’anni dopo, la maglia è sempre la stessa, quella del Genoa. Un decisamente più esperto Domenico Mimmo Criscito è ancora lì, a vestire la divisa rossoblù con una promessa: prima di lasciare il calcio deve riportare la sua squadra del cuore nel massimo campionato.

Intervistato da Il Secolo XIX, il capitano del Grifone (ora non ha la fascia ma resta per definizione tale) ha ripercorso i suoi anni d'amore per il Genoa da quanto era  appena sedicenne ad oggi.

Criscito e Genoa, un amore eterno

Criscito

Si parte dal primo ricordo di 20 anni fa: "Le gambe che tremano e poi la notte insonne, trascorsa insieme ai miei compagni della Primavera a cantare i cori della Nord. La verità è che di quella sera mi ricordo ancora tutto. Compreso il fatto che la squadra era retrocessa ma al Ferraris c’era un’atmosfera da Champions League", ha raccontato Criscito riguardo il suo debutto col Grifone.

Sono passati 20 anni dal 2003 ad oggi: "Tutta una vita, calcistica e non solo. Vent’anni intensi e dal punto di vista del campo non è ancora finita. A giugno smetto ma prima voglio dare una mano a riportare il Genoa in Serie A".

E nel corso del tempo non sono mancati anche i momenti difficili come un episodio avvenuto a Cagliari con un tifoso che gli gridava: 'Criscito vai in pensione!'. "Sono passati vent’anni dall’esordio, non si possono nascondere. Ma io mi sento bene, fisicamente e mentalmente. Ed è tutto merito del lavoro che ho fatto in autunno, seguendo il programma che mi aveva stilato il preparatore Pilati".

Sul ritorno ad ottobre dal Canada: "Volevo smettere di giocare a calcio, il 30 dicembre compirò 37 anni e il momento mi sembrava quello giusto. Ho ricevuto qualche offerta per continuare a giocare ma non mi convincevano. Poi è arrivata la chiamata del Genoa e allora non ho avuto dubbi: mi hanno chiesto un aiuto e per il Genoa farei qualsiasi cosa". Una di queste cose è stata rinunciare alla fascia da capitano e prendere, per sei mesi, lo stipendio minimo: "Quando sono tornato c’erano delle nuove gerarchie ed è stato giusto rispettarle. La fascia è in buone mani, mi sono messo a disposizione per aiutare il Grifone a tornare dove merita di stare. Poi potrò pure cominciare una nuova fase della mia vita".

"Cosa farò dopo? L’allenatore, a giugno inizierò a pensarci. Per ora sono un giocatore e la testa è concentrata solo su queste ultime undici partite".

Il commento su Gilardino

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Non manca un passaggio sulla Serie B e su mister Gilardino: "Lo avevo avuto come compagno di Nazionale al Mondiale in Sudafrica. Da giocatore in campo è sempre stato cazzuto, fuori un’ottima persona, un ragazzo timido. Da allenatore è stato una bella sorpresa, mi piace come sa spiegare il suo calcio, come sostiene le sue idee, le propone, le difende". "Se lo rivedo in qualche mister che abbiamo avuto in comune?Ogni allenatore ha le proprie idee ma in effetti in lui rivedo un mix di questi tecnici, tra i migliori del calcio italiano. In più lui ha avuto anche Ancelotti, un altro grande".

Rimpianto

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Una chiosa anche su un rimpianto della carriera: "Non ne ho, forse solo l’Europeo del 2012 perso proprio per vicende extracalcistiche. Ma è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere".

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