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Cucchi: “Ascolto ancora le partite alla radio. Che emozione raccontare l’Italia Mondiale”

Cucchi, getty images

L’ex voce del calcio di Radio Rai: "il segreto? Dire sempre dove è la palla"

Redazione ITASportPress

Lunga intervista al "Corriere della Sera" per Riccardo Cucchi, storico radiocronista di Radio Rai che si è ritirato il 12 febbraio scorso, dopo una lunga carriera. Ecco i passaggi più significativi: "Dopo aver ascoltato “Tutto il calcio”, io e mia moglie siamo andati a fare un giro nel centro di Roma. E sono rimasto molto colpito dalla bellezza della domenica, con tutte le persone in giro. Dopo una vita di calcio, stadi e aeroporti, ho scoperto di avere un sacco di cose da recuperare".

RADIO - "Quelle della domenica pomeriggio rigorosamente alla radio. Voglio tornare a essere solo un ascoltatore, anche se ci sono colleghi che mi chiamano per sapere come sono andati. Ma non mi permetto di giudicare. E nemmeno lo voglio: mi è rimasto solo il piacere di ascoltare, tornando il bambino nato nel 1952 e che quindi ha ascoltato “Tutto il calcio minuto per minuto” fin dalla sua prima puntata, nel 1960. E quando suo padre gli regalò un registratore Geloso, si produceva in finte radiocronache con giocatori veri, scelti tra le figurine".

MONDIALE 2006 - "Chi se lo immaginava, prima, che l’Italia sarebbe potuta andare anche solo in finale. Ancora adesso ho i brividi a ripensare che ho avuto lo stesso onore toccato a Nicolò Carosio nel 1934 e ’38 e a Martellini nel 1982. Mi ricordo che ero così pieno di adrenalina che ho vagato tutta la notte a piedi per Berlino".

REGOLE DEL MESTIERE - "La mia regola n. 1 è “raccontare sempre dov’è la palla”: se non lo fai, impedisci all’ascoltatore di ricostruire quello che sta succedendo. Locuzioni come “tiro sotto misura” di Ciotti, cioè da vicino, sono fondamentali. Bisogna sempre dire se la palla è nella zona di centrocampo o se un tiro viene effettuato da 25 metri. Solo così si aiuta a visualizzare il pallone".