gazzanet

Dati in calo e Sky e Mediaset pensano alla fusione

Il 2016 potrebbe essere l'anno della fusione fra Sky e Mediaset

Redazione ITASportPress

I club di Serie A discutono sempre su come dividere i soldi delle tv a pagamento. Nessun accordo in passato è stato trovato ma solo diaspore e battaglie in Lega. Secondo quanto riporta il portale calcioefinanza.it, potrebbe esserci in futuro una fusione fra Sky e Mediaset. "Nello scorso mese novembre, quando il titolo del Biscione è sprofondato dopo i conti del terzo trimestre: a scatenare le vendite non sono stati tanto i deludenti numeri della pay tv, quanto la guidance sui costi.

E gli addetti ai lavori hanno già una data cerchiata in rosso: il 22 marzo verrà presentato il bilancio 2015. Allora i numeri faranno chiarezza sullo stato di salute del gruppo epotrebbero tornare in auge le speculazione di un’intesa con Sky per la cessione di Premium. D’altra parte Bloomberg non ha dubbi: a fronte dell’ebitda atteso per l’intero 2015, Mediaset è una delle società media meno care d’Europa.

«Il mercato si era abituato al fatto che Mediaset spendesse sempre meno di quanto preventivato, invece questa volta ha addirittura aumentato le stime» osserva un analista interpellato questa mattina da Affari e Finanza di Repubblica.

In termini assoluti non cambia molto: per l’intero 2015 il Biscione ha speso 2,55 miliardi, 35 milioni in più di quanto preventivato.

A preoccupare è il come: trenta milioni, infatti, sono destinati al calcio per la pay tv. Un asset fondamentale per le tv a pagamento, ma che continua a perdere appeal e audience.

Da allora il titolo ha perso il 30% del proprio valore, da 4,7 a 3,2 euro (nello stesso periodo Piazza Affari ha ceduto l’11%). Dal Biscione però sono tranquilli: «A soffrire – dice la società – sono i settori ciclici e il 2015 è stato un ottimo anno, nei primi 9 mesi abbiamo generato 123 milioni di euro di cassa, più del 2014».

La pay tv, però, non convince: «L’audience del calcio è in calo di 3-5 punti percentuali e il trend prosegue da due anni, per Mediaset come per Sky» osserva Francesco Siliato dello studio Frasi, esperto nell’analisi di dati tv.

Che poi aggiunge: «Le tv non possono farne a meno, ma devono fare attenzione ai costi». Nel caso di Mediaset il mercato non sembra avere dubbi: la Champions League è stata pagata troppo, 700 milioni di euro per tre anni con un target di abbonati a 2,5 milioni che sembra ancora molto lontano.

Mediaset ricorda che Premium ha chiuso il terzo trimestre 2015 con la migliore performance europea in termini di nuovi abbonati (+112mila), ma agli analisti non basta.

Restano convinti che si sia speso molto per un prodotto in frenata, drenando investimenti che sarebbero stati fondamentali altrove in un momento di grande evoluzione per il mercato. «Il futuro della tv sarà in chiaro. Le televisioni a pagamento hanno fatto molta innovazione, ma ora – spiega ancora Siliato – i grandi editori si stanno spostando sul free».

E l’elenco si allunga giorno dopo giorno: da Sky a Discovery che presidiano l’8 e il 9 del telecomando fino a Viacom che lancerà un canale cinematografico in chiaro targato Paramount. Abbastanza per disturbare i generalisti. A complicare la situazione in casa Mediaset è anche la raccolta pubblicitaria.

Il gruppo continua a battere le performance del mercato, ma il recupero è più lento del previsto, nell’ordine di un punto percentuale: manca ancora l’atteso rimbalzo. La colpa è soprattutto della ripresa che in Italia ancora stenta: i consumi, vero traino della pubblicità, non decollano e lasciano ferme al palo le tv commerciali. Anche la Rai, da qualche tempo commercialmente molto aggressiva, complica la vita al Biscione impedendogli di ritoccare i listini.

Negli ultimi mesi, poi, Mediaset ha pagato anche la fine delle speculazioni sull’integrazione con Telecom dopo l’ingresso nel capitale del finanziere bretone Vincent Bolloré, storicamente vicino alla famiglia Berlusconi: il mercato ci ha creduto fino alla scorsa primavera, poi la bolla speculativa si è sgonfiata complici anche le difficoltà che Vivendi sta attraversando in Francia. Infine c’è il fattore politico. Silvio Berlusconi è tornato con convinzione all’opposizione. E ogni volta che cerca di far risorgere dalla ceneri Forza Italia la sua galassia ne soffre.