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Empoli, Bellusci: “Somigliavo a Recoba. Non sono quello di Catania, impressionato da De Paul e Boyé”

"Se potessi, in Italia porterei l'ambiente che si respira negli stadi inglesi"

Redazione ITASportPress

Giuseppe Bellusci, rientrato in Italia dopo l'esperienza al Leeds, si è confidato a Goal.com. Ecco quanto dichiarato dal difensore dell'Empoli: "Voglio dimostrare a tutti che Bellusci non è quello dell'ultima stagione a Catania poi culminata con la retrocessione. Quella per me è stata un'annata sfortunata, anche a causa di un brutto infortunio. Ero andato a Leeds con grandi aspettative e sogni, ma poi le promesse sono svanite e non c'erano più le condizioni per restare. In più la nascita della mia bambina mi ha convinto definitivamente a rientrare. Quando si è prospettata l'ipotesi Empoli non ci ho pensato due volte, sia perché la situazione a Leeds non era più quella del primo anno, sia perché sarei tornato in Serie A e avrei potuto dimostrare di essere maturato come calciatore e come uomo. Al di là di come sia finita, l'avventura inglese mi ha fatto crescere sotto il profilo umano e come calciatore. Lì la tattica conta davvero poco e allora ti devi arrangiare, impari a giocare da singolo, nell'uno contro uno, in spazi enormi. Per un difensore italiano è un incubo, ma poi devi abituarti".

ATMOSFERA BRITISH -"Se potessi, in Italia porterei l'ambiente che si respira negli stadi inglesi. E non solo in Premier League: alle nostre partite venivano 25-30mila spettatori. Famiglie intere a godersi lo spettacolo. Non so perché non si riesca a fare altrettanto anche in Italia, mi sono chiesto tante volte il motivo, ma non riesco a darmi una spiegazione".

EMPOLI -"Questo è un ambiente straordinario, perché unisce i vantaggi di un clima familiare, sereno, a quelli che assicura una società organizzata in maniera estremamente professionale. Qui è come nei grandi club, devi solo pensare a giocare. Chi ha visto le nostre partite non può non ammettere che abbiamo raccolto molto meno di quanto meritassimo. Quindi non c'è da preoccuparsi, perché siamo sulla strada giusta, dobbiamo solo continuare a lavorare e magari cercare di essere più concreti e cinici. Martusciello non sembra affatto alla prima esperienza in panchina, è estremamente preparato, cura ogni dettaglio. In più mi piace perché trasmette la serenità di un ambiente che conosce benissimo ed è uno trasparente, diretto, cosa che ormai non è più molto frequente nel nostro mondo. Il fatto di conoscere la società e la sua filosofia, lo avvantaggia ovviamente, ma lui ha costruito un gruppo ben assortito, un mix tra giovani e più esperti molto affiatato. I nostri ragazzi hanno grande qualità, cito Krunic che è un classe '93, ad esempio, o Dioussé, addirittura classe '97, due che hanno un grande futuro davanti. E poi c'è uno come Saponara che ti può cambiare le partite in ogni momento. Prima di arrivare lo conoscevo solo di 'fama' perché non ci eravamo mai affrontati, ma vedendolo tutti i giorni capisco perché avesse così tanto mercato quest'estate: è l'ultimo vero numero 10 rimasto in Italia".

ALLENATORI ITALIANI IN INGHILTERRA - "È normale che trovino delle difficoltà, perché laggiù l'aspetto tattico è un dettaglio, ogni volta che giochi è un enorme punto di domanda, non conosci gli avversari, non sai nemmeno con che modulo giocheranno, vai in campo al buio. È veramente una questione culturale perché nelle giovanili fanno solo pallone, poi arrivano in prima squadra e non sanno giocare di squadra. Immagino che per un allenatore italiano sia veramente difficile trasmettere le proprie idee e riuscire a farsi ascoltare". 

AVVERSARI -"Ho già 'assaggiato' Icardi e Higuain, due degli attaccanti migliori al mondo. Chi vorrei sempre nella mia squadra? Sono entrambi forti, ma scelgo Higuain perché non si possono dimenticare i 36 goal realizzati l'anno scorso. Mi hanno impressionato anche due ragazzi che secondo me hanno grande qualità: parlo di De Paul, trequartista dell'Udinese, e Boyé, attaccante del Torino. Devono ancora capire un po' il calcio italiano, ma secondo me hanno tutto per imporsi anche qui".

GENOA -  "Il Ferraris è uno stadio molto caldo, poi Juric è uno che fa giocare bene le sue squadre e chiede grandissima intensità ai suoi. Il Genoa è in un buon momento, noi abbiamo avuto qualche giocatore in Nazionale e qualcun altro lo stiamo recuperando, in ogni caso ho grande fiducia in questo gruppo perché ha valori tecnici e umani importanti. Bisogna stare uniti, lavorare duro e sono convinto che così facendo arriveranno anche i risultati".

SOMIGLIANZA COL "CHINO" - "Da giovane giocavo trequartista e assomigliavo a Recoba, purtroppo solo esteticamente e molto poco tecnicamente (ride, ndr). Capita che un giorno faccio un goal da centrocampo come quello che il 'Chino' fece qui a Empoli (25 gennaio 1998 Empoli-Inter 1-1, ndr) e da allora tutti a chiamarmi Recoba".