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Gattuso: “Sogno di allenare il Milan. Quando giocavo ero malato, dalla lumaca alla forchettata a Oddo…”

L'ex centrocampista e attuale allenatore della Primavera rossonera si confida ai microfoni di AngryMen Tv

Redazione ITASportPress

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Lunga intervista rilasciata da Gennaro Ivan Gattuso ai microfoni di AngryMen Tv; ecco quanto dichiarato dall'attuale allenatore della Primavera del Milan:

CALCIATORE"Ero malato, la mia testa non era collegata, ho pensato per 18/19 anni al calcio. Ho fatto più di quello che dovevo fare e non ho lasciato nulla al caso. Era impossibile stare con me in camera, stavo da solo. Prima delle partite importanti mi alzavo alle quattro, guardavo un'ora di televisione, mi riaddormentavo alle cinque. Non era corretto per le persone che stavano con me. Sentivo molto le partite, facevo fatica a dormire".

SPOGLIATOIO - "Nello spogliatoio ero quello che non mollava mai, doveva tenere alto il morale. In questo mi trovavo bene, mi piaceva caricare i miei compagni prima delle partite. Il problema oggi non è trovare un nuovo Gattuso. Non ero da solo nello spogliatoio, facevo pare di un gruppo vincente. C'era dietro un lavoro importante. Oggi il problema è che far rispettare le regole è difficile. Quando giocavo io nello spogliatoio la musica era italiana, quando sono andato via c'era solo musica hip-hop, questa cosa mi turbava, non per essere razzisti, ma in quel contesto si usava così. Anche a Glasgow si ascoltava solo musica scozzese. Ci sono state delle discussioni e la decisione di lasciare il Milan è stata là, perché stava succedendo qualcosa di strano".

ANEDDOTI - "Il giorno prima di Milan-Manchester United c'era molta tensione. C'era una lumaca per terra e dicevano che non avessi il coraggio di mangiarla. 500 euro a testa e diamo i soldi ai quattro preparatori atletici, ho preso la lumaca l'ho mangiata e ho dato 1500 euro ai preparatori atletici. Un'altra volta, invece, Oddo mi rompeva le scatole, così ho preso la forchetta e gliel'ho tirata sulla coscia".

IBRAHIMOVIC - "E' un vincente, è uno che pensa che tutti i giocatori devono giocare al suo livello. Lui in campo dava tanta pressione, se uno non era preparato lo distruggeva".

KAKA' - "Sembrava uno studente, all'inizio dicevano che era lento, nei primi allenamenti andavo a contrastarlo, mi sono girato e ho detto a Braida ed Ancelotti che era tutt'altro che lento".

MALDINI"Per me è stato il miglior giocatore, il miglior compagno. Un campione di vita e un campione di calcio".

ANCELOTTI - "Lui si fidava di me e io mi fidavo di lui, era mio amico, il mio papà. Quando stavamo perdendo pensavo di dover ribaltare il risultato per lui. Abbiamo vissuto otto anni indimenticabili".

SOGNO - "E' normale che un giorno vorrò allenare la squadra per cui ho sempre tifato, ora ho fatto una scelta diversa, di partire dal basso. Spero che in futuro mi venga data questa possibilità, il percorso è ancora lungo, ma spero che un giorno riuscirò ad allenare il Milan".

ORIGINI"Vengo da un paese di pescatori, tutti i miei amici e le persone che frequento sono pescatori. Se non fossi stato calciatore, la mia strada sarebbe stata quella".