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CASO

Genoa, Portanova e le accuse di violenza: “Non sono stupratore. Ho perso la Nazionale”

Genoa Portanova
Le prime parole del calciatore dopo le accuse e gli arresti domiciliari.

Redazione ITASportPress

Parla per la prima volta Manolo Portanova. Il centrocampista del Genoa si è affidato a Il Secolo XIX per dire la sua sul caso che lo vede coinvolto, ovvero l’accusa di violenza di gruppo. Il tutto risalirebbe al 31 agosto 2021, quando dopo uno scambio di messaggi con una ragazza ci sarebbe stato un incontro ad una festa e - secondo l’accusa - altri ragazzi presero parte a quel momento per abusare della presunta vittima.

"Parlo per la prima volta dopo un anno e tre mesi di assoluto silenzio perché credo sia arrivato il momento di far sentire la mia voce", ha esordito Portanova come riportato in queste ore anche dal Corriere della Sera. "Ho preso questa decisione con la mia famiglia e soprattutto con il mio avvocato Bordoni dopo essere stato attaccato dai mass media. Non replicare poteva sembrare vigliacco o come se non avessi nulla da dire. La scelta del rito abbreviato è stata fatta per chiudere al più presto la vicenda: aggiungo che le carte del processo sono già sufficienti per ricostruirla".

Il calciatore del Grifone ha anche aggiunto: "Il risarcimento? Non è affatto un’ammissione di colpa o un modo per cercare benevolenza. Chi lo ha pensato non conosce i fatti o le regole della legge. E non conosce Manolo Portanova. Sono un bravo ragazzo, non posso rimanere indifferente di fronte alla sofferenza di una mia coetanea, anche se non ne sono minimamente la causa. Doveva essere ed è stata una serata spontanea, senza costrizioni e tutti, anche la ragazza, ne eravamo consapevoli. Lei, però, poi l’ha ripensata e vissuta male anche per alcune sue fragilità di cui sono venuto a conoscenza nel corso dell’indagine".

Sulle accuse: "Io non ho costretto minimamente la ragazza e nemmeno gli altri che erano con me lo hanno fatto. Mi ripugna soltanto l’idea di approfittarsi di una donna: figuriamoci di farlo in quattro. Questa accusa mi ha profondamente ferito per come sono fatto io e così anche mio fratello e mio zio che è mio coetaneo".  "Quella sera andò secondo la volontà comune di tutte e cinque le persone coinvolte". Sui certificati medici presentati dalla ragazza (traumi nelle parti intime e danni psicologici gravi): "Ce ne sono altrettanti prodotti di segno completamente opposto. Non solo di periti di parte, ma anche di strutture sanitarie pubbliche. Poi ci sono diverse foto molto utili a far capire bene questo aspetto...".

Portanova ha proseguito il suo racconto parlando anche degli arresti domiciliari: "Il primo è stato il giorno più brutto della mia vita: leggere dalle carte quello che mi veniva attribuito e vedere come la ragazza aveva ricostruito i fatti, mi ha tagliato le gambe. Ho passato settimane in casa tra le lacrime di mia madre e dei miei fratelli. Non ho voluto sentire nessuno, se non mio padre che mi invitava ad allenarmi in casa. L’ho fatto per ore, anche per sfogare il dolore di esser stato ritenuto capace di un gesto simile".

A livello sportivo: "Quanto ha inciso sul calcio? Mi ha tolto la possibilità di vestire la maglia della Nazionale, il sogno di ogni calciatore". Sull'udineza prevista il 22 novembre: "Credo nella giustizia e attendo che il giudice mi liberi da questo incubo. Sono un ragazzo cresciuto con principi sani. Chiedo solo giustizia e verità, rivendico la mia innocenza con tutte le mie forze. Non sono uno stupratore. Quelli sì, che meritano di finire in carcere".

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