ITA Sport Press
I migliori video scelti dal nostro canale

gazzanet

Giulini non ci sta: “Calciatori pagati da club. Gare con Nazionali adesso sono superflue”

Giulini (getty images)

Il patron del Cagliari dice la sua sugli impegni dei giocatori con le squadre nazionali

Redazione ITASportPress

Anche Tommaso Giulini, numero uno del Cagliari, non ci sta e si schiera "contro" le partite delle Nazionali in questo periodo di emergenza. Almeno nei confronti di quelle sfide che non sono utili a nessuno scopo. Parlando al Corriere dello Sport, il presidente del club sardo ha fatto il punto anche sulla situazione legata a Vida, il calciatore della Croazia, risultato positivo al Covid a gara in corso. Il club rossoblù, in tal senso, era spettatore interessato in quanto il proprio tesserato Rog faceva parte della spedizione croata.

Giulini: "Gare con Nazionali ora superflue"

 Giulini (getty image

"Sul caso specifico di Rog  della Croazia devo effettuare le verifiche necessarie ma posso dire che come tutte le altre società, siamo assolutamente contrari a queste convocazioni effettuate per disputare amichevoli o la Nations League", ha esordito Giulini. "Posso capire invece che si vada a giocare per le qualificazioni al Mondiale 2022. Comprensibile che quella macchina debba andare avanti. Tutto il resto a mio avviso è superfluo, mette a rischio i nostri tesserati, che noi invece dobbiamo custodire gelosamente. Siamo noi club a gestire centinaia di tamponi, con annessi e connessi e tutti i costi che ne conseguono. Poi arrivano le Nazionali e portano i giocatori in giro per il mondo, con i rischi facilmente immaginabili".

E ancora: "Se faccio l'esempio dei nostri giocatori. I nostri girano quattro aeroporti, da Cagliari a Roma, da Roma a Madrid, da Madrid a Montevideo e se poi giocano a Lima passano anche da lì, piuttosto che da Bogotà. Transitare per quattro o cinque scali, prendere tre aerei in un periodo di pandemia e di emergenza sanitaria mondiale si può ben immaginare quanto sia inopportuno. I calciatori sono pagati da noi, dai club. Il loro datore di lavoro è la società di calcio con la quale hanno formalizzato un contratto. Credo che in questo momento per garantire la regolarità dei campionati sarebbe molto meglio che i giocatori restassero presso il luogo in cui prestano l’opera".