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Guidolin: “Mi piacerebbe allenare all’estero, in Italia ho già dato tutto”

Le dichiarazioni dell'ex allenatore di Palermo, Udinese e Swansea

Redazione ITASportPress

Francesco Guidolin ha parlato alla trasmissione 'Novantesimo minuto', in onda su Rai Due. L'ex allenatore di Palermo, Udinese e Swansea ha affrontato diversi argomenti: "Ho avuto la fortuna nella mia carriera di fare tante esperienze e aver allenato in tanti club, ottenendo anche tanti buoni risultati nel campionato italiano. Sono contento di quello che ho fatto, delle persone che ho conosciuto, calciatori, dirigenti e presidenti. Ultimamente ho avuto anche la possibilità di allenare in Premier League che è un campionato spettacolare. Mi piacerebbe avere un'altra occasione, magari all'estero, perché in Italia le mie esperienze le ho fatte".

CALCIO E CICLISMO - "Passione che è nata all'oratorio e a casa mia. Vivevo in una abitazione dove c'era un piccolo campetto e andavo a giocare fuori tutti i giorni insieme agli altri bambini. Poi anche le tradizioni del Veneto hanno fatto crescere in me anche la passione per il ciclismo e un po' in generale per tutti gli sport. Io sono anche un grande appassionato di atletica leggera".

ALLENARE - "Segreti? Ce ne sono tanti. Bisogna essere competenti, sensibili, duri e avere grande forza ed energia. Non è facile gestire gruppi di 25 presone. Io ho cominciato nel Vicenza quando il calcio italiano era ai vertici. Lavoravo io, il mio preparatore atletico e l'allenatore dei portieri. Non avevo l'allenatore in seconda. Ultimamente ad Udine avevo 25 persone che lavoravano per me. Ci vuole grande energia in questo periodo per essere allenatori di grande livello".

PREMIER LEAGUE - "C'era molta pazienza fino a qualche anno fa, lo diceva anche Mourinho che in Inghilterra è il posto ideale per fare l'allenatore. Adesso anche in Premier League le cose sono cambiate ed è diventato difficile allenare se si pensa a diversi anni fa".

SERIE A - "Perché non è più il campionato più bello del mondo? Innanzitutto mancano i veri top player che invece militano in altri campionati, perché l'Italia non è cresciuta. Non sono stati fatti quei passi in avanti che sono necessari: strutture, stadi. Abbiamo impianti fatiscenti. Non sono state sperimentate strategie di marketing che possono arricchire i vari club e renderli competitive. La pressione del calcio italiano viene avvertita pesantemente dai giocatori che decidono di prendere altre strade".

CAMPIONATO - "Pensavo che la Juventus facesse più fatica in questa stagione, perché auspicavo che le milanesi avessero lottato per il vertice. Hanno fatto molte bene e sono rimaste competitive Roma e Napoli, pensavo che anche Inter e Milan fossero pronte per una classifica di primissimo livello".

VITTORIA PIÙ IMPORTANTE - "Sicuramente quella della Coppa Italia con il Vicenza. In questi giorni ho visto le due semifinali tra Roma-Lazio e Napoli-Juventus, tutte grandi squadre e se penso che il mio Vicenza abbia vinto la finale di Coppa Italia, è qualcosa di incredibile. Infatti non è più successo che una piccola realtà sia arrivata in finale. Alzare un trofeo così importante è stato fantastico, come la vittoria del Leicester lo scorso anno... (ride, ndr)".

RANIERI - "Quello che gli è successo è incredibile. Era impensabile dopo quello che ha fatto, che potesse essere messo in discussione. Ha compiuto una delle imprese sportive più grandi degli ultimi 100 anni. Il calcio è questo, brucia anche le cose più impreviste, più esaltanti. Quello che ha fatto non glielo toglierà nessuno e tra qualche anno ci ricorderemo solo della vittoria del suo Leicester".