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Gundogan e il Covid: “Ti tocca nel fisico e nella mente. Mio nonno piangeva al telefono mentre parlavamo”

Gundogan (getty images)

"Ho superato la situazione abbastanza bene anche se avevo sintomi più gravi"

Redazione ITASportPress

In vista della sfida contro la Repubblica Ceca, il centrocampista della Germania Ilkay Gundogan ha parlato del suo ritorno in campo con la Nazionale ma anche di quello avvenuto col club dopo il brutto periodo trascorso affrontando la positività, con sintomi, del Covid-19. Come riporta anche Besoccer, il calciatore del Manchester City ha ricordato in modo particolare un momento molto sentito dell'isolamento: quello delle telefonate con suo nonno.

Gundogan e il coronavirus

 Gundogan (getty images)

"Non vedo l'ora che si giochi e arrivo in Nazionale con ottime sensazioni. Sono contento che dopo una pausa un po' involontaria ho ritrovato ritmo per entrare in partita più velocemente", ha detto Gundogan sul suo recupero dopo aver contratto il Covid. "Senza tifosi allo stadio? Noi giocatori vorremmo che ci fossero ma ovviamente la salute di tutte le persone è più importante, non si tratta solo di sport. Quando ero positivo al Covid ero molto preoccupato per le persone intorno a me, come i miei genitori e i miei nonni. Ho superato la situazione abbastanza bene, anche se avevo sintomi più gravi. Abbiamo una responsabilità e non dovremmo essere egoisti ma proteggere le persone intorno a noi. Questa situazione ti tocca nel fisico ma anche nella mente".

E proprio sulle persone attorno a lui, Gundogan ha ricordato: "Per me c'è stato un momento di tutta la fase della malattia molto brutto, quando mio nonno mi chiamava dalla Turchia per sapere come stessi. Praticamente passava tutta la chiamata a piangere. Era preoccupato per me e anche per le sue condizioni. Non dimenticherò mai le conversazioni con lui, mi hanno toccato nel profondo".