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Kean, l’ex allenatore: “Talento puro e nessun timore dell’avversario”

Psg Kean (getty images)

Parla Alessandro Spugna, attuale mister dell'Empoli Ladies

Redazione ITASportPress

Moise Kean sta conquistando tutti nel panorama calcistico internazionale. Dopo la Juventus, ecco l'Everton e adesso il Paris Saint-Germain dove si sta ritagliando un ruolo da protagonista a suon di gol e prestazioni convincenti. Un talento, quello del bomber classe 2000, che era ben visibile fin dai primi passi nel mondo del pallone. A raccontare l'approccio al calcio del centravanti italiano è stato Alessandro Spugna, suo ex allenatore nelle giovanili e attuale mister dell'Empoli Ladies, intervistato da La Giovane Italia.

Kean, parla l'ex allenatore delle giovanili

 Moise Kean (getty images)

"Per me il talento si vede in varie forme. Non è solo gesto tecnico, ma è un insieme di componenti fisiche, tecnico-tattiche, caratteriali e ambientali", ha premesso Alessandro Spugna. "Quello che ritengo fondamentale per definire un giocatore di talento è la voglia di migliorarsi continuamente, di non accontentarsi e di avere la giusta fame, perché è quella la componente decisiva per raggiungere gli obiettivi prefissati. Avendo allenato anche ragazzi molto giovani, penso sia fondamentale non imbrigliare il ragazzo in determinati sistemi di gioco. Bisogna lasciarlo libero di sprigionare le proprie qualità, il talento va tutelato e va fatto crescere individualmente, concedendo alcune volte al calciatore delle attenzioni particolari. Credo poi che un allenatore debba far capire ai propri calciatori l'importanza di avere rispetto delle regole, perché abbiamo la responsabilità di formare delle persone, che diventeranno uomini al di là dell'aspetto calcistico".

E a proposito di talento, ecco un pensiero su Moise Kean: "L'ho allenato sia al Torino che alla Juventus e per me rappresenta il talento puro. Ai tempi del vivaio granata aveva 7/8 anni e già aveva una marcia in più; lo facemmo debuttare con i ragazzi di due anni più grandi perché la sua superiorità rispetto ai suoi coetanei era evidente. Era un bambino vivace e spavaldo, che si è subito fatto notare soprattutto per il suo strapotere fisico, difficile da arginare per le difese avversarie. Era già veloce e rapido nei movimenti, capace di segnare da ogni posizione. Ciò che mi ha colpito di più di lui è stato il fatto che non avesse timore a giocare qualsiasi tipo di partita e contro qualsiasi tipo di avversario: questa secondo me è stata ed è la sua grande forza".

E sul periodo alla Juventus: "A 14/15 anni l'ho ritrovato alla Juventus, cresceva e migliorava giorno dopo giorno e quel potenziale importante che avevo visto non si era spento, anzi ardeva ancora di più. In ogni allenamento e in ogni partita lui voleva vincere, sempre con la giusta cattiveria agonistica, non si accontentava mai, pretendeva da se stesso sempre un qualcosa in più. Il salto di qualità definitivo poi lo ha fatto con il passaggio in prima squadra".

 Kean (getty images)
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