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Trento, Di Taranto: “Il progetto per avere più gente allo stadio. Club può attirare capitali esteri”

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Di Taranto ha parlato ai microfoni di Itasportpress

Redazione ITASportPress

Dopo le esperienze con Chievo Verona e Parma, è arrivata quella del Trento per il Direttore Generale Corrado Di Taranto. In un momento storico di grande cambiamento del mondo del calcio - che deve necessariamente adeguarsi a nuove visioni e strategie, specie dopo le ricadute negative causate dal Covid - un dirigente esperto e competente come Di Taranto risulta essere una delle chiavi più importanti dell’attività di un club come il Trento che vuole rilanciarsi programmando il salto di categoria. Da due mesi Di Taranto sta lavorando per migliorare la struttura e per rendere il brand ancora più competitivo, per cementare i rapporti con le istituzioni, la tifoseria, la città, la provincia e i tanti, insostituibili partner che supportano l’attività del Trento.

Ai microfoni di Itasportpress.it le parole del DG del Trento.

Direttore che Trento ha trovato e come immagina quello del futuro

"Ho trovato un Trento ambizioso che ha voglia di crescere. Il Trento del futuro sarà ancora più strutturato soprattutto dal punto di vista delle infrastrutture con un centro sportivo e uno stadio ancora migliore di quello attuale"

Tanta esperienza alle spalle ma a Trento cosa l’ha impressionata ?

"Sicuramente la voglia di emergere di questa società e con i tempi giusti ottenere un importante risultato. L'obiettivo che mi è stato trasmesso è di crescere e dimostrare che anche a Trento le cose si possono fare bene".

Quali valori importanti ha il Trento di mister D'Anna?

"La cultura del lavoro e quella del bel gioco per far divertire la gente. Con questi valori si potranno raggiungere gli obiettivi che la società si è prefissata"

Nel calcio italiano i ricavi da botteghino continuano a scendere, ma le entrate dipendono anche dallo spettacolo che offri. Contro la Giana Erminio a gennaio 2022, match di campionato solo 130 spettatori, contro lo stesso avversario nel match playout del 14 maggio 2.100 paganti. Cosa si può fare per avere sempre il sold out al "Briamasco"? 

"Il Trento sta facendo un percorso nuovo e non è facile ottenere risultati immediati anche sotto questo aspetto. Per riportare la gente alla stadio sarà importante l'andamento in campionato della squadra, ma deve cambiare anche la cultura del tifoso. I numeri dicono che c'è una parte di sostenitori sopiti che aspettano il risultato per tornare al "Briamasco" mentre ci sono club che fanno registrare un'impennata di biglietti e abbonamenti venduti anche dopo una retrocessione. Penso al Genoa che ieri ha superato le 16 mila tessere vendute nonostante la retrocessione in B. E' un nostro obiettivo cercare di recuperare il tifoso e portarlo sempre allo stadio e non farlo dipendere dai risultati"

Il Trento cosa sta facendo per convincere i suoi tifosi ad abbonarsi oltre ad abbassare i prezzi?

"E' vero, non è solo la leva del prezzo che fa la differenza. Per il trentino conta molto l'entusiasmo ed essere partecipe del progetto. Lo dimostrano le altre realtà di Trento come il volley e il basket. Stiamo lavorando per avvicinare la nostra gente al mondo Trento. L'eventi del 31 agosto in piazza Fiera, va verso questa direzione" 

Giocatori e allenatore dicono che quest’anno al Trento si respira un’aria diversa. Ci racconta un vostro segreto?

"Il segreto è molto semplice: l'obiettivo comune. In questo caso l'allenatore, i giocatori, il direttore sportivo e il direttore generale sanno che se fanno bene è meglio per tutti. Nel senso, per l'allenatore che deve rilanciarsi, per il d.s. che deve confermarsi, per il d..g. che deve dimostrare di avere le capacità di saper gestire una società insieme al Consiglio di amministrazione e infine per i calciatori per dimostrare di essere giocatori non solo di Lega Pro ma anche di categoria superiore".

Il calcio è spesso approssimazione, si va per intuizioni, per genialate. Qual è quella del Trento in questa stagione?

"L'intuizione è quella di aver creato il giusto mix tra giovani e calciatori di esperienza. Il direttore sportivo Attilio Gementi ha svolto un lavoro con massima oculatezza seguendo le indicazioni dell'allenatore. L'intuizione è anche aver trovato il giusto mix. La genialata è forse aver messo in concorrenza quasi tutti i calciatori nei singoli ruoli e quindi alzato il livello"

Il presidente Giacca sogna la B in due anni, lei che deve guardare anche ai numeri da che parte sta?

"Sognare non costa nulla. Senza un obiettivo ambizioso non si va da nessuna parte. Sono conscio e consapevole che c'è un percorso di crescita da fare della società e inoltre bisogna migliorare le infrastrutture"

Quali sono i parametri per la scelta di un giocatore?

"La motivazione è il primo parametro. Il secondo che la richiesta sia compatibile con il budget del Trento e infine che il calciatore sia in linea con i principi dell'allenatore"

Quando si arriva all’ultima giornata per ottenere la salvezza o la promozione chi soffre di più il dirigente o il tifoso?

"Da dirigente si soffre molto però sono convinto che per il tifoso la squadra è una cosa viscerale e capisco la loro grande sofferenza"

Il calcio è cambiato ma la conservazione del sistema di un tempo, del calcio della gente, non va snaturato. Bisogna restare legati al territorio e insieme guardare altrove. Il calcio a Trento in futuro potrebbe attrarre e farsi sostenere da capitali esteri?

"Visto l'andamento del calcio oggi, se io guardo il Trento come società sana, dico che sarebbe normale lo sbarco di imprenditori esteri. Se fossi io un investitore estero andrei più su società come il Trento"

Perchè?

"Semplice, è una realtà che può solo crescere"

 

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