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Ligue 1, Consiglio di Stato riammette Tolosa e Amiens e dà speranza a club italiani di C e D

La decisione di un tribunale europeo dà fiato ai club retrocessi a tavolino

Redazione ITASportPress

Colpo di scena in Francia dove il massimo campionato di calcio è stato fermato dalla Federcalcio per Covid ma oggi si registra una grande novità. La Ligue 1 la prossima stagione rischia di disputarsi a 22 squadre. È quanto si evince dalla sentenza del Consiglio di Stato accogliendo il ricorso di Tolosa e Amiens, retrocesse in seguito alla sospensione del campionato a fine aprile, nonostante mancassero ancora dieci giornate. La sentenza della massima autorità amministrativa smonta quindi in parte la procedura adottata dalla Lega, dopo che il governo, in piena pandemia, si era espresso per fermare definitivamente il campionato di calcio. Indicazione subito accolta dalla Federcalcio e poi avallata dal consiglio di amministrazione della Lega, costretto però ora a modificare tutto. Di fatto, per il Consiglio di Stato, alla luce degli eventi che hanno portato a fermare la competizione, va ridiscussa la convenzione che regola lo svolgimento della Ligue 1, senza escludere la possibilità di iscrizione per 22 squadre. Lo riporta Gazzetta.it. Questa sentenza di un paese europeo dà fiato alle speranze di club italiani che sono stati retrocessi a tavolino per Covid. In Serie C e in Serie D molti club retrocessi hanno fatto ricorso per le decisioni delle rispettive leghe. La decisione di ieri del Consiglio federale potrebbe non reggere il vaglio dei tribunali.Le linee guida dell'Uefa fanno riferimento a ciò che si è verificato sul campo ovvero al criterio del merito sportivo che necessariamente dovrà prevalere per evitare che siano assunte decisioni tali da pregiudicare una squadra piuttosto che un’altra.

IL RICORSO

"In Serie D più di 30 club retrocessi a tavolino hanno inviato una diffida alla LND per far valere le loro ragioni, ritenendo la decisione «non coerente» con i principi della Figc pur alla luce del potere ricevuto recentemente dal Decreto Rilancio. I club vedono «mortificate le prospettive di realizzazione nel territorio di progetti di alta valenza sociale», non ritenendo giusti «provvedimenti afflittivi (ossia le retrocessioni)» in un mondo che «necessita di una continua opera di assistenza e stimolo». E poi: «Una simile decisione, che si aggiunge ad una conclamata situazione di crisi in essere, porterà tante società interessate al disimpegno, con effetti negativi per la realtà sociale che ognuna di esse rappresenta»

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