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Lugano, Tramezzani: “Se l’Albania batte l’Italia faccio il cammino di Santiago con De Biasi”

"La guarderò dalla tv, possibilmente da solo che è meglio. Vincerà l'Albania. Per loro è una finale del Mondiale, non è solo una partita, è rivalsa sociale, è storia"

Redazione ITASportPress

Dopo aver fatto il vice di Gianni De Biasi nella Nazionale albonese, Paolo Tramezzani si è messo in proprio e adesso guida gli svizzeri del Lugano. Intervistato da Il Corriere della Sera, l'ex difensore ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:

ITALIA-ALBANIA - "La guarderò dalla tv, possibilmente da solo che è meglio. Vincerà l'Albania. Per loro è una finale del Mondiale, non è solo una partita, è rivalsa sociale, è storia. Noi italiani non possiamo nemmeno capire. L’Italia è più forte, sì, ma serve far punti dopo la sconfitta con Israele. Entusiasmo e organizzazione di gioco potrebbero fare la differenza. Ha ragione il mister: l’Italia ha scelto Palermo perché aveva paura dei tifosi albanesi. La Federcalcio albanese mi ha spedito un biglietto in tribuna d’onore, ci ho pensato, anche De Biasi insisteva, poi ha capito: è un momento delicato per noi, non sarebbe stato serio. Il mio posto è qui. È la stessa ragione per cui ho interrotto la mia collaborazione con la Rai: non era professionale, nella vita bisogna scegliere".

FABBRICA - "Volevo dimostrare a loro cosa vuol dire lavorare. Bisogna usare bastone e carota, me lo ha insegnato De Biasi, ci vuole sempre un po' e un po' e comunque la cosa della fabbrica la rifarei". 

NUOVA AVVENTURA - "L’esperienza in Albania mi ha cambiato la vita, mi ha fatto capire molte cose. Ad esempio che voglio fare l’allenatore in prima, prendendomi le mie responsabilità in maniera esclusiva, totale. Era il momento giusto, quando sei mesi fa ne ho parlato con De Biasi lui ha capito subito".

DE BIASI - "Gli sarò grato per sempre. Sono stati anni pazzeschi, densissimi ed entusiasmanti. Abbiamo ricostruito insieme una squadra a fine ciclo andando a cercare in giro per l’Europa tutti i convocabili, ragazzi nati magari anche altrove, ma di origine albanese. La Federazione non aveva una lista, ho passato giorni e notti sul sito Transfermarkt, ho fatto 157 trasferte, telefonato a non so quanti uffici anagrafe, monitorato 112 giocatori convocandone 68. Un lavoraccio".

EUROPEO - "Una soddisfazione unica. Il ricordo più forte è un’anziana donna vestita di nero in lacrime al nostro ritorno dalla trasferta in Armenia. Ma non è stato semplice. In parte anche io come De Biasi mi sento albanese. Il lavoro di reclutamento mi ha permesso di conoscerne la cultura, capire quanto alcuni pregiudizi fossero insensati. Ma anche le contraddizioni di una terra incredibile. Una volta ho passato tre giorni rinchiuso in un albergo di Salonicco per provare a convincere Ergys Kace a scegliere noi e non la Grecia".

JANUZAJ - "Poteva scegliere fra Belgio, Albania, Serbia e anche Inghilterra. Io e De Biasi andammo a parlare con suo nonno in un villaggio rurale. Un film. Non sempre a lieto fine, lui per esempio ha detto sì al Belgio. Anche se non è stata una grande scelta. Si è perso. Sembrava un predestinato e invece niente. Con lui in attacco l’Albania avrebbe fatto un bel salto in avanti. Ma la qualità non manca: Hysaj lo conosciamo, poi c’è Strakosha che sta crescendo con la Lazio, poi Basha e Memushaj hanno esperienza. E infine le punte Manaj e Sadiku, sempre pericolose".

FIORETTO -  "De Biasi dice che se vince fa il cammino di Santiago? Se succede davvero, io vado con lui".