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CERIMONIA A SAN SIRO

Malagò e i Giochi Milano-Cortina: “Vogliamo cerimonia d’apertura a San Siro”

Malagò CONI Olimpiadi

Le parole del numero uno del CONI

Redazione ITASportPress

Interessante intervento a 360° di Giovanni Malagò, presidente del CONI, nel corso della trasmissione televisiva Mediaset, Tiki Taka – La Repubblica del pallone. Diversi i temi affrontati, ma in modo particolare i prossimi Giochi di Milano-Cortina 2026 e la cerimonia di apertura che dovrà essere, come precedentemente stabilito, allo stadio Giuseppe Meazza in San Siro, impianto del quale si sta parlando a lungo nell'ottica di un abbattimento in quanto Milan e Inter spingono per una "nuova casa".

CERIMONIA  A SAN SIRO - "Abbiamo vinto grazie a un dossier in cui c’era scritto che la cerimonia inaugurale era al Meazza, uno stadio da 80mila posti e quella di chiusura a Verona. Le parole vanno rispettate", ha sentenziato senza giri di parole Malagò. "Noi vogliamo e dobbiamo farlo a San Siro, qualunque San Siro sia: ristrutturato o parziale, questo verrà poi deciso dal sindaco Sala di cui mi fido ciecamente. Dovrà tenere conto delle esigenze di Milan e Inter, l’unica cosa che chiediamo, perché saremo in mondovisione, è che non ci sia un cantiere".

TRIONFI E FONDAMENTA - Un pensiero anche al bellissimo 2021 dell'Italia dal punto di vista dei successi sportivi: "Senza gli atleti e senza i tecnici non siamo niente. Abbiamo solo un briciolo di merito nel coordinare tutta questa attività. I veri protagonisti sono stati loro, abbiamo frantumato qualsiasi record, mai il nostro Paese ha vinto così tanto a livello continentale e mondiale. Mai l’Italia è andata così bene, siamo il secondo paese al mondo se guardiamo la classifica dei podi continentali, mondiali e olimpici".

Poi una nota dolente: "Mi auguro di essere smentito ma penso che questa cosa non durerà a lungo perché tutto il sistema sportivo si fonda sul presupposto delle associazioni sportive dilettantistiche, negli altri paesi invece costruiscono questo percorso nelle scuole e nelle Università. Credo sia stato un grandissimo errore andarsi a occupare di quello che sapevamo già fare bene, anziché mettere la testa, il cuore e i finanziamenti dove eravamo profondamente deficitari".

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