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Mazzone: “Correrei ancora sotto la curva dell’Atalanta. Su Baggio, Totti e Guardiola…”

"Mia moglie Mariapia è stata un angelo, ha cresciuto figli e nipoti da sola mentre io arrivavo alla domenica sera e ripartivo il martedì mattina per stare appresso a questo pallone"

Redazione ITASportPress

Lunga vita a Carlo Mazzone, che domenica spegnerà 80 candeline. Il tecnico romano ha concesso una lunga intervista a La Nazione trattando diversi argomenti; ecco le sue dichiarazioni: "Ringraziando Dio ci sono arrivato, prima seduto in panchina e poi facendo il pensionato. Mia moglie Mariapia è stata un angelo, ha cresciuto figli e nipoti da sola mentre io arrivavo alla domenica sera e ripartivo il martedì mattina per stare appresso a questo pallone. Però i ricordi belli sono tanti anche se gli ultimi mesi ho visto cose terribili anche ad Ascoli: il terremoto, la paura, il pavimento che tremava. Scioccante".

RICORDI DOLCI - "Da romanista, la cosa più bella è stata giocare da giovane nella Roma. Ero un difensore, avevo una buona base tecnica e fisicità. Ma non mi fate fare paragoni...".

RIMPIANTI"Forse avrei dovuto pensarci due volte prima di attaccare la Gea. Quando mi rividi in tv mi dissi: "Aho, ma che hai fatto? Nun te potevi fa’ i fatti tuoi?".

"SCUDETTI" - "Nessuno mi ha mai regalato nulla, tantomeno la Serie A. Ci sono sempre arrivato con le mie gambe, i miei scudetti sono state le salvezze anche all'ultima giornata".

UNA POLTRONA PER DUE -"Totti e Baggio, Baggio e Totti. Bravi ragazzi, rispettosi e pieni di entusiasmo, potenzialmente e tecnicamente con una preparazione di base elevatissima. I genitori di Francesco vivevano solo per lui e qualunque cosa si verificasse venivo interpellato. Mi sentivo papà e consigliere. Quando l’ho preso aveva 16 anni. E gli dicevo ciò che doveva mangiare. Lo buttai subito nelle partitelle con la prima squadra. Baggio era sempre silenzioso, ma puntuale ed educato. Non l’ho visto una volta far pesare ai compagni il fatto che lui fosse Baggio". 

GUARDIOLA"Era la qualità nel mio centrocampo. La velocità nel cervello e nel saper girar palla. E io non sono mai stato difensivista, 'fregnacce'. Siamo allenatori, ognuno lavora con quello che ha, dal punto di vista tecnico e caratteriale. Perciò lui porta avanti il guardiolismo di cui sono grande sostenitore". 

QUELLA CORSA... - "I cori che l’avevano preceduta erano stati la cosa peggiore che si può ricevere nella vita: le offese nei confronti dei genitori. Tornerei per davvero sotto la curva dell'Atalanta, la mamma è la cosa più importante che c'è ed io avevo ancora grandi ricordi di mia madre".

POLEMICHE - "Questo calcio è peggiorato. Noi avevamo maggior buon senso, ora ci sono 'uscite' pericolose e non si pensa ai giovani che ci ascoltano e ci guardano. Non diamo il buon esempio...".

COLLEGHI - "Ammiro Ancelotti. Parla poco e vince tanto. E poi Eriksson. Però mi terrò un dubbio: cosa avrebbe combinato lo svedese alla guida dell’Ascoli?".

SOGNO - "Mi sarebbe piaciuto allenare l'Italia, ma non avevo i mezzi e gli sponsor giusti. Però ho sempre pensato che allenare la Nazionale sia prestigioso e importante per noi italiani".

BRESCIA - "Sono rimasto molto legato alle società che ho avuto l’onore di allenare, il Brescia è fra le prime. Cagni farà bene perché sa di calcio, mica a una certa età 'semo rincojoniti'...".

REGALO - "Il più bello è essere arrivati a 80, adesso vorrei andare oltre. I miei figli e i miei nipoti sono la gioia della mia vita e non vedo l’ora di spostarci tutti a San Benedetto del Tronto e andare al mare insieme".

L’intervista completa in edicola con “La Nazione”.