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LE PAROLE

Miccoli dopo la scarcerazione: “Ho fatto un grosso errore, spero di recuperare”

Miccoli
Le parole dell'ex capitano del Palermo

Redazione ITASportPress

Fabrizio Miccoli è stato condannato nell'ottobre del 2017 a 3 anni e tre mesi di detenzione con l'accusa di estorsione aggravata da metodo mafioso. Il 13 maggio scorso l'ex capitano del Palermo è tornato in libertà dopo circa 7 mesi di reclusione, seppur con affidamento in prova, e ha deciso di rompere il silenzio attraverso un post su Instagram. La vicenda risale al 2010, quando Miccoli commissionò a Mauro Lauricella, figlio del boss del quartiere Kalsa di Palermo, di recuperare con violenza e minacce circa 12mila euro dall'ex titolare di una discoteca di Isola delle Femmine. Questo il suo messaggio:

"Dodici anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quelli che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa. In questi 12 lunghissimi anni ho sempre preferito il silenzio. Ho letto di tutto ma non ho mai replicato. Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni. Tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare. In realtà ho fatto più di un errore. Il primo grosso errore è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Chi viveva a Palermo in quegli anni... sa. Il secondo errore è stato quello di usare parole sbagliate, parole che non pensavo e mai penserò (come da intercettazione in cui si esprime in termini oltraggiosi su Giovanni Falcone, ndr). Spesso quando sei al top ti senti invincibile... invece sei solo umano. Ho chiesto scusa tempo fa per quelle parole e lo faccio nuovamente. L’anno scorso è arrivata la sentenza. Sentenza che non ho condiviso perché mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo, ma sentenza che ho rispettato presentandomi spontaneamente il giorno seguente in un carcere di massima sicurezza, sempre per scelta mia, per scontare la mia pena. Un giorno li dentro sembra infinto, 6/7 mesi, un'eternità. La pena più grande l’ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato a un qualcosa che non sono e che non mi appartiene".

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