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Milan, Gattuso: “Serve faticare”. Fassone: “Montella, decisione sofferta”. Mirabelli: “Rino trasmette il DNA”

(Getty Images)

Le parole in conferenze stampa del nuovo allenatore rossonero, accompagnato sia dall'amministratore delegato che dal direttore sportivo

Redazione ITASportPress

E' tempo di presentazione in casa Milan per il nuovo allenatore Gennaro Ivan Gattuso, che raccoglie l'eredità di Vincenzo Montella.

Introduce la conferenza stampa l'amministratore delegato Marco Fassone: "Il cielo non era sereno su Milanello. Abbiamo una media da 1,4 punti a partita. Questa è la ragione della notte complicata tra domenica e lunedì e la conseguente decisione sofferta per il rapporto stretto che lega me e Mirabelli con Montella. Non posso che ringraziare Montella per quanto fatto in un anno e mezzo. Tutti abbiamo perso un'opportunità. Mirabelli ha la mia fiducia totale e della proprietà. Ha delle responsabilità tecniche ampissime, come scegliere l’allenatore. Non andremo sul mercato a gennaio, riteniamo che la squadra sia competitiva. Sappiamo dove non vanno le cose e speriamo che vengano risolte presto. La scelta di Rino è stata fatta perché quella giusta in questo momento. Per lui parla la storia, perché conosce il Milan meglio di chiunque altro. Con la Primavera ha fatto grandi risultati. Non è una scelta paracadute. Mi è piaciuto il suo entusiasmo nell'accettare la panchina della prima squadra e l’umiltà con cui si è posto. Faccio a lui l’in bocca al lupo, con la consapevolezza che farà bene e alla fine dell’anno tireremo le somme. Ci sono 72 punti a disposizione e poi valuteremo il tutto".

La palla passa al direttore sportivo Massimiliano Mirabelli: "Rino ha delle caratteristiche importanti nel trasmettere non solo il DNA del Milan, ma anche dei concetti che a me piacciono tantissimo. Ci darà qualcosa di importante. Rino può tirare fuori dalla squadra la qualità finora non del tutto espressa. Con Montella c'è stata condivisione in chiave mercato, il confronto non è mai mancato. Per noi Montella era e rimane un ottimo allenatore, a volte però le cose non vanno. Adesso voltiamo pagina, inizia un nuovo percorso".

Ecco Ringhio: "C'è la consapevolezza da parte mia che sarà un lavoro duro. Qui c'è tutto per lavorare, la nostra responsabilità è grandissima: farò la difesa a tre. Poca esperienza? In questi anni ho allenato diverse squadre e in diverse nazioni: ho preso tante legnate e messo persone in difficoltà, perché a Creta non pagavano. Anche a Pisa tanta sofferenza, ma c'era sempre la passione anche se non c'erano campi a disposizione: borsone in macchina e via a cercare un campo dove allenarsi. Ringrazio anche chi non lavora più con me. Credo che possiamo fare bene. Ho chiari i concetti, tempo e spazio. Lavoreremo su questo. Montella? Con Vincenzo rapporto onesto: a entrambi piace giocare la palla, ma poi serve verticalizzazione. Si può e si deve fare di più. Emozioni? Sono le stesse di quando giocavo, Milanello è un paradiso. Amo il mio lavoro, lo faccio con passione e mi dà adrenalina. Voglio compattezza e spirito battagliero. La priorità oggi è dare qualcosa in più a livello mentale ai ragazzi. Grinta? Basta attaccarsi a questi discorsi di quando ero calciatore, ho studiato e ho preso il patentino a Coverciano: cuore e grinta è riduttivo, per preparare le partite ci vuole anche conoscenza. Il concetto è chiaro: per giocare a calcio bisogna far fatica. Berlusconi? Lo conosco abbastanza bene, già altre volte abbiamo parlato: è uno dei presidenti più vincenti della storia, al telefono abbiamo parlato degli attaccanti e del DNA del Milan. L'ho ascolto con grande attenzione perché nutro grande rispetto per lui. In questi giorni parlerò anche con la proprietà cinese. Paragoni? Kessié è il giocatore che mi somiglia di più. Chi mi conosce sa che non sono un calcolatore: ho quasi 40 anni e guido uno dei club più importanti al mondo, me la gioco e poi domani è un altro giorno. Ho tutto, a livello mentale, economico e di famiglia, per stare sereno: mi metto i punti in testa solo se me la spacco non prima. Pochi gol? Nella mia storia li faccio e ne prendo pochi, ci lavoriamo, ma non c'è solo il problema del gol. André Silva? Ha tanto mercato perché è forte, bisogna metterlo in condizione di farlo giocare con la squadra. Difficilmente fa belle cose con i compagni, ma solo a livello individuale. Bonucci? Resterà il capitano, ho parlato con tutti e vi posso assicurare che ho visto ragazzi con voglia di lavorare. Per i miei compagni mettevo la gamba, voglio vedere questo".