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Milan, l’ex Maldini: “Sono preoccupato. Ritorno? Avevo detto ‘sì’ a B. Berlusconi…”

L'ex difensore e capitano dei rossoneri, che domani spegnerà 50 candeline, ha concesso una lunga intervista ai taccuini de La Gazzetta dello Sport

Redazione ITASportPress

Domani Paolo Maldini spegnerà 50 candeline e per l'occasione ha concesso una lunga intervista ai taccuini de La Gazzetta dello Sport in cui ha trattato tanti argomenti; ecco quanto dichiarato dall'ex difensore e capitano del Milan:

RICORDI - "Un momento sportivo e uno extra-sportivo per ogni decade? L'inizio della scuola - mi ha dato tanto anche se non mi sono diplomato - e i primi contatti con la palla, l'incontro con Adriana e l'esordio in Serie A, la nascita di Cristian e il Mondiale '90 insieme alla prima Coppa dei Campioni, la nascita di Daniel e la finale di Manchester, la perdita dei genitori e il giorno che ho smesso. La stagione 2002-03 è stata la migliore come forza, testa e tecnica".

GENITORI - "Non erano le cose che mi dicevano, ma quello che provavo quando mi sorridevano. È una grande soddisfazione rendere orgogliosi i propri genitori".

FIGLI - "Mi piace giocare e scherzare con loro. Voglio che siano seri, io e mia moglie li bacchettiamo quando serve. Sono bravi ragazzi e sono contento di loro".

FAMIGLIA - "È stata la mia stella polare, sia la famiglia d’origine sia quella che ho creato io. I valori dei miei genitori li ho trovati in Adriana".

BERLUSCONI & SACCHI - "Di Berlusconi ho pensato: 'Speriamo abbia ragione'. E di Sacchi, beh, ho pensato spesso che fosse pazzo e un pochino lo penso anche adesso. Ma senza di lui non ci sarebbe stata l’epopea del Milan. Significa che un pizzico di follia ci vuole".

SECONDA PELLE - "La maglia del Milan è una seconda pelle. Io ho avuto solo due maglie, quella rossonera e quella azzurra della Nazionale. E la scelta, quella vera, non la fai da bambino, ma poco alla volta comprendendo ad esempio che quella squadra ha i tuoi stessi obiettivi. Non ho mai preso in considerazione l'idea di lasciare il Milan e mai la società ha pensato di vendermi".

CARRIERA - "Io sono stato un esteta perché me l'ha insegnato papà. Ho sempre provato a fare la partita perfetta, ma è impossibile. Ti ci puoi avvicinare, ma solo se giochi in posizione centrale come nel 2002-03 e non sulla fascia. In quella stagione disputai 19 partite di Champions League, tutte. E molte le giocai bene".

BANDIERA - "Significa avere responsabilità in più e arriva un momento in cui sei pronto a prenderle. Anche se non sei tu a decidere di diventare una bandiera. Da ragazzo io cercavo di guardare il più possibile e di parlare il meno possibile. A un certo punto, però, capii che era giunto il momento di prendere delle responsabilità. E allora cambia anche la percezione degli altri nei tuoi confronti".

LA SQUADRA MIGLIORE - "La prima di Sacchi, il 1992-1993 di Capello e il 2002-03 di Ancelotti. C'era tantissima qualità, anche in panchina"

DEBUTTO - "La gioia più grande è stata l'esordio in Serie A. Sul pullman verso lo stadio mi chiedevo: 'ma io qui ci posso stare?'. Non avrei mai pensato di entrare. Poi accadde. Il campo era brutto, il primo pallone che toccai fu un retropassaggio a Terraneo. Mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo se quella palla fosse rimbalzata male...".

MAESTRI - "La mia fortuna è stata avere tanti bravi maestri. Capello in Primavera, Liedholm, poi Sacchi che ha stravolto tutto. Mi sono goduto anche Zaccheroni e la difesa a tre: io ero contrario, ma lui fu bravo a spiegare cosa voleva".

MEAZZA- "San Siro è un teatro, un luogo sacro. E la mia seconda casa, vicino alla prima...".

COMPAGNI - "Il più forte? Difficile da dire, scelgo Baresi per l'agonismo, la volontà, la tecnica. Il più divertente? In campo Weah, fuori De Napoli, Carbone, Gattuso e molti altri".

UEFA - "Sono preoccupato. Non credo che l’Uefa ce l’abbia col Milan, anzi credo che vorrebbe un Milan forte. Poi vedremo gli sviluppi".

NOSTALGIA - "Mi manca l’arrivo allo stadio, la tensione pre-gara, quando ti schieri a centrocampo. Momenti bellissimi. Cosa non ho mai sopportato? Non mi è mai piaciuto sentirmi obbligato a fare qualcosa per soddisfare i tifosi. E poi perché dovevo sentirmi un rifiuto umano dopo una sconfitta? Io già stavo male di mio...".

FIGC - "C'è un problema di gestione, non abbiamo ancora un presidente. Abete lo stimo, è una bravissima persona, ma siamo sempre lì. La gestione dell’eliminazione con la Svezia è stata ridicola".

AVVERSARI - "Ecco il podio degli avversari più forti contro cui ho giocato: Maradona, Ronaldo e poi a pari merito Zidane, Platini e Romario".

AMICI - "Tra gli ex giocatori Ba, Carbone, Shevchenko, Tassotti, Baresi, Massaro, Ferrara. Poi ci sono gli amici extra-calcio che frequento da quando ho smesso. Prima non mi concedevo nemmeno un caffè con loro".

PROPOSTE - "Ritorno in rossonero? A Barbara Berlusconi avevo detto sì: non è saltata per mia volontà. Ho detto di 'no', invece, alla proprietà attuale. Con la Nazionale avrei fatto il team manager al Mondiale 2014, ma poi non mi chiamarono più. Dissi 'no' anche al Chelsea perché avevo appena smesso e non era chiaro il mio ruolo".

AGGETTIVI - "Liedholm rassicurante. Berlusconi visionario. Galliani milanista. Sacchi ossessivo e visionario anche lui. Capello pratico. Ancelotti sereno. Vicini gentiluomo. Baresi coraggioso. Costacurta sottovalutato. Il decimo è mio padre: onesto".

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