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Napoli, l’ex Ferrara: “Capisco Sarri, anche io in Cina ho giocato col ‘falso nueve’. Zaza e Pavoletti? Macché, va tenuto Gabbiadini”

"In questo momento è bene non farsi illusioni: se la gioca per il secondo posto con la Roma e il Milan".

Redazione ITASportPress

Ciro Ferrara, ex difensore del Napoli, intervista da Il Mattino ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: "Dopo il campionato scorso c'erano grandi aspettative sugli azzurri. In questo momento però è bene non farsi illusioni: se la gioca per il secondo posto con la Roma e il Milan".

CHAMPIONS LEAGUE -"Il Napoli deve migliorare sul piano della mentalità, occorre superare questo step. Ad esempio, contro la Dinamo Kiev, proprio come spiegava Sarri, gli azzurri sono stati probabilmente condizionati dall'altro risultato: la chiave di lettura può essere proprio questa per la crescita, bisogna giocare sempre allo stesso modo al di là di quello che fanno le altre e pensare solo a se stessi. A Lisbona il Napoli ha a due risultati su tre e questo è già un aspetto importante anche se chiaramente non sarà semplice. Un vantaggio è rappresentato dal fatto che la squadra affronta un avversario capace di giocare un grande calcio ma, che tendenzialmente lascia degli spazi così come avvenne già nella partita di andata e si è ripetuto nell'ultima loro gara con il Besiktas. Un avversario quindi che potrebbe esaltare le qualità del Napoli".

MILIK -"Dopo l'infortunio era giusto che Sarri provasse, in un momento di difficoltà numerica, qualcosa di diverso e ha schierato Mertens 'falso nueve'. Anche a me nel Wuhan Zall è capitato che il mio centravanti si è fatto male e non avendo altre soluzioni mi sono inventato un attaccante veloce e bravo tecnicamente da prima punta".

GABBIADINI -"Manolo l'ho avuto da ragazzo, nell'Under 21, e per me ha grandissime potenzialità. Sto sentendo vari nomi di mercato per il Napoli e pur considerando molto bravi Zaza e Pavoletti, io punterei ancora su Gabbiadini: va tenuto stretto".

INSIGNE -"Con la partenza di Higuain, che attirava la maggiore attenzione anche mediatica, adesso quest'ultima si sta spostando sugli altri e soprattutto su Insigne che è sottoposto a una maggiore pressione perché è napoletano. Deve proseguire il percorso di crescita nella sua città e non è facile. Comprendo il suo momento particolare, ho vissuto anch'io un periodo simile quando diventai il capitano con Ranieri nel 1991: ebbi delle difficoltà, mi sentivo più responsabilizzato proprio perché rappresentavo la squadra e la città".