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Sacchi: “Sarri, basta lamentele. Berlusconi sognava il mio ritorno al Milan. Sulla FIGC…”

Lunga intervista rilasciata ai taccuini de Il Mattino dal tecnico di Fusignano

Redazione ITASportPress

Lunga intervista rilasciata ai taccuini de Il Mattino da Arrigo Sacchi; ecco quanto dichiarato dal tecnico di Fusignano:

SCUDETTO - "Per fortuna non c’è solamente la Juventus. Per fortuna c’è uno spazio che viene riempito con le idee, con l’entusiasmo, con la voglia di stupire del Napoli e di Sarri. Gli azzurri possono farcela a patto che continuino ad essere degli eroi, perché come diceva Rolland: 'un eroe è chi fa quello che può'. E questo fa sì che la loro sia già una stagione epica. Sarri deve andare avanti così. Deve avere dei giocatori molto animati, disposti a dare tutto, mettendo al centro di tutto la propria volontà e i propri valori. Se il Napoli vuole arrivare davanti ai bianconeri lo può fare solo tenendo al massimo livello i suoi valori. Non ha top player, non ha giocatori che hanno vinto un campionato importante. Per molti di loro è una situazione inedita, sono progrediti moltissimo grazie all'organizzazione fantastica del loro tecnico. Perché il gioco esalta sempre le individualità. Nel frattempo il Napoli, inteso come società, deve seguire l'esempio della Juventus, che è un club avanti rispetto agli altri. Lo scorso anno la Juventus ha dimostrato quello che bisogna fare: fuori Bonucci prima di una gara di Champions League. Chiaramente chi doveva capire ha capito e non credo che fosse solo Bonucci a dover capire il messaggio".

INSIGNE - "Ho criticato Insigne perché il Napoli non può accettare eccessi di egoismo perché tutto ruota sulla generosità e sulla collaborazione".

SARRI - "E' il grande regista che ha fatto crescere tutti. Ghoulam sembrava che non sapesse difendere, Koulibaly era solo forza e basta, Albiol sembrava a fine carriera, Jorginho, Insigne e Mertens erano delle riserve prima di Sarri. Un solo top player ce l’avevano e l’hanno preso i rivali. A Maurizio, però, do un consiglio: non si lamenti più. A me sarebbe piaciuto giocare conoscendo già il risultato della mia antagonista. È un vantaggio sapere se ha vinto, così mi costringono a vincere. Io come Sarri? Penso che viva il calcio proprio come lo vivo io. Per trent’anni sono andato al cinema una sola volta. E per vedere un film di Tinto Brass. Mi sembrava di togliere tempo prezioso al mio lavoro".

FIGC - "Il vero problema è che pochissimi antepongono il bene del calcio al proprio interesse personale. Il calcio aiuta a capire un po' di più la vita e la società. È il riflesso dell’Italia, di un Paese dove purtroppo, in generale, prevale egoismo, la sete di potere. Per ripartire bisogna mettere al centro di tutto il merito: pensi che ho fatto il super corso di Coverciano nel 1978 e allora durava un anno scolastico. Ora dura in tutto 32 giorni. È uno schiaffo alla cultura. Il calcio ha dimostrato ancora di non essere all’altezza a livello dirigenziale. Tutto parte da loro, dai dirigenti: perché i club sono più importanti della squadra e la squadra dei singoli. Ci vuole un ricambio generazionale totale in un paese che ha grande storia e che ama il calcio alla follia. Wenger diceva che il calcio totale non è una esigenza, è una necessità. Altrimenti sei out. Perché chi ama il calcio questo deve fare: seminare adesso per raccogliere tra cinque o dieci anni, ma se ami solo te stesso non lo farai mai. Qual è la ricetta? I valori al centro di tutto: il merito, la bellezza, lo spettacolo, il positivismo e l’ottimismo. Su questo, sono avanti Napoli, Sampdoria e Atalanta. Costacurta in FIGC? Giocatore intelligente, certo, ha grande esperienza come calciatore, ma non è mai stato un dirigente".

RETROSCENA - "Sono stato il responsabile di tutte le nazionali giovanili dal 2010 al 2014, Abete mi offrì il rinnovo e per convincermi mi disse che potevo pensare solo all’Under 21 e all’Under 20. Ma io dissi che per fare bene quel lavoro non potevo non occuparmi degli under 15-16-17-19 e così via. Ma non avevo più la forza per farlo. D’altronde l’anno prima avevo detto di no persino a Berlusconi che sognava il mio ritorno al Milan: mi chiamò per dirmi che durante la notte aveva avuto una illuminazione. Risposi: 'non ho più l’energia e non sarebbe corretto se accettassi'".

VAR - "Non ci sarà mai uno strumento che possa garantire che non ci sarà un errore, ma se uno ha meritato che importa se ha fatto gol per un centimetro in più o in meno?".

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