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Sampdoria, Giampaolo: “Juventus bestia tentacolare. Io ‘padre’ dei miei giocatori”

"Mi ha illuminato Sacchi, ma ho seguito anche Delneri, Prandelli e Spalletti"

Redazione ITASportPress

Lunga intervista rilasciata a La Stampa da Marco Giampaolo, che parla in vista della sfida casalinga contro la Juventus; ecco quanto dichiarato dall'allenatore della Sampdoria: "Contro la Juventus in carriera non ho mai fatto nemmeno un punto, è l’unica grande che mi manca. Il nostro avversario è una bestia tentacolare, ha la forza e la mentalità per disporre di una partita come meglio crede. Bisogna essere al top e sperare che loro non lo siano. Io anti-juventino? Non lo sono mai stato, se si riferisce alla simpatia per l’Inter quella risale alla passione di bambino. Ho sempre ritenuto la Juventus un esempio, tecnico e manageriale, per la continuità dei suoi numerosi cicli vincenti. Ad eccezione della parentesi di Calciopoli".

VINO - "Da intenditore, la mia Sampdoria è un Barolo di Rivetti o un ottimo Montepulciano di Valentini".

EUROPA LEAGUE - "È presto per dirlo. Ci può essere un’intrusa ogni tanto al 6º o 7º posto: l’anno scorso è successo all'Atalanta, prima al Sassuolo, ma non è facile. Un voto per l'Europa? Farei qualsiasi cosa. Ma se ce la faremo sarà per altre ragioni".

INCROCI - "Se mi piacerebbe stare al posto di Allegri? Sto bene qui. Max merita grandi elogi, anche il suo è un lavoro difficile. E tre scudetti di fila con due finali di Champions League non sono poca cosa. Otto anni fa ci fu un incontro, poi niente: non era la migliore Juventus, forse non ero pronto io".

ITALIA - "Einstein sosteneva che la crisi può anche essere una benedizione, un’opportunità, a patto di imparare dagli errori. Io c.t.? Mi vedo bene alla Sampdoria".

MODELLI - "Mi ha illuminato Sacchi, ma ho seguito anche Delneri, Prandelli e Spalletti. Quindi sono stato all’estero: ho studiato il Barcellona di Guardiola, quello B di Luis Enrique, i settori giovanili. Era un calcio che mi affascinava e ho cercato di riproporlo qui".

"GENITORE" - "Devo essere una figura credibile e coerente, come nella vita devono esserlo i genitori. Quindi sì, in un certo senso mi sento come un papà dei miei giocatori".