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IL LUTTO

Addio a Alberto Ginulfi, l’ex portiere che ha unito Pelé e Maradona

Alberto Ginulfi
Lutto nel calcio italiano: a 81 anni è morto l'ex portiere della Roma, poi allenatore in seconda degli azzurri nel 1989, l'anno del secondo tricolore con Bigon in panchina
Redazione ITASportPress

Il calcio italiano è in lutto per la scomparsa di Alberto Ginulfi. La notizia della morte dell’ex portiere della Roma, avvenuta a 81 anni al termine di una lunga malattia, è stata data dai famigliari.

Romano doc, cresciuto nel settore giovanile del club giallorosso che lo prelevò giovanissimo dalla Spes San Lorenzo, dopo un anno alla Tevere Roma Ginulfi approdò in prima squadra nel 1962, esordendo in A a 21 anni, ma dovette aspettare il 1969 per conquistare la maglia da titolare, al termine della stagione coronata dalla conquista della Coppa Italia, trofeo che Ginulfi vinse con la Roma anche nel 1964.


Dopo l’addio alla squadra del cuore, avvenuto nel 1975, Ginulfi chiuse la carriera tre anni più tardi dopo aver militato nel Verona, nella Fiorentina e nel Catanzaro. Celebre l’episodio che lo vide protagonista nel 1972 di un rigore parato a Pelé durante un’amichevole tra Roma e Santos all’Olimpico. Al termine della partita O Rei volle complimentarsi personalmente con il portiere. Un paio di anni più tardi fu bloccato da un problema cardiaco, poi risolto, che gli impedì di entrare nel giro della nazionale.

Dopo la fine della carriera Ginulfi divenne allenatore e preparatore dei portieri, lavorando anche per l’Udinese, nelle stagioni ’86-87 e ’92-93, e anche per il Napoli, dove fu il secondo di Albertino Bigon nel 1989-’90, annata coronata dalla conquista del secondo scudetto della storia azzurra.

Nel corso della propria lunga carriera nel mondo del calcio Ginulfi è quindi curiosamente riuscito a "unire" Pelé e Diego Armando Maradona.

Questo il ricordo che Ginulfi fece dell'argentino nel novembre 2020, pochi giorni dopo la scomparsa di Diego, in occasione di un’intervista concessa al sito ufficiale della Roma per il 79° compleanno dell’ex portiere: “Capitava che mi faceva rimanere in campo dopo l’allenamento perché voleva divertirsi a provare rovesciate o tiri al volo raccogliendo i miei cross. In particolare, succedeva quando pioveva e il terreno era particolarmente fangoso. Si divertiva tanto in quelle occasioni. Mi guardava e mi diceva: “Oh, Gino, oggi giochiamo”. Mi chiamava così, Gino. Come facevi a dirgli di no? Era fenomenale, segnava in tutti i modi con quel campo così pesante. Diego è stato un uomo buono e generoso".

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