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IL MISTER

Sampdoria, Stankovic: “Non ho paura. Mihajlovic mi ha detto una cosa…”

Sampdoria Stankovic
Il mister blucerchiato tra campo e fuori.

Redazione ITASportPress

Intervista al Corriere dello Sport per Dejan Stankovic, allenatore della Sampdoria, che ha parlato di diversi argomenti legati alla sua vita da mister e non solo.

Partendo da un paragone con Sinisa Mihajlovic, Dekiha detto: "Io simila a lui? Chi l’ha detto? Angelo Palombo? Sinisa non può essere imitato, uno così non è replicabile".

AMICO - E parlando ancora di Mihajlovic: "Compagno, amico, era il mio riferimento in qualsiasi situazione. Ostinato anche. Quando si metteva in testa una cosa, giusta o sbagliata che fosse, tirava dritto. Sinisa era diretto, positivo. E, dopo un errore, aveva una straordinaria capacità di recupero. Verso gli altri e anche verso se stesso. Mi manca, manca nel mio mondo, era la vita anche se non posso paragonare il mio dolore a quello di Arianna e dei bambini".

INSEGNAMENTI - "Sinisa mi ha fatto crescere più velocemente, mi ha spiegato la vita, dato un indirizzo. Avevo diciannove anni quando sono arrivato in Italia, alla Lazio. I diciannove di allora non sono quelli di oggi. Gli ho sempre camminato di fianco. Nazionale, Lazio, Inter. I primi diciannove senza di lui, i venticinque successivi con lui. Gi chiedevo consigli su tutto, anche sulla vita privata. Era molto protettivo e in meno di un secondo arrivava dritto al punto". E ancora: "Si lamentava, si incazzava, andava allo scontro con compagni, allenatore, presidente, ma poi sapeva come farsi perdonare, sempre. Dopo una caduta si rialzava immediatamente e ripartiva… per me era papà".

PERSONALE - Non ho paura dell’insuccesso, niente mi spaventa. In carriera ho vinto tanto e perso… ma vuoi chiedermi della Sampdoria, di questa sfida. Naturalmente prima di accettare avevo parlato con Sinisa, conoscevo la situazione della società che era delicata a 360 gradi. 'Mettiti sotto e fai meno cazzate che puoi' il suo messaggio, un classico. Sono sicuro che mi sarei pentito se non avessi affrontato questa avventura. Ho 44 anni, anche se dovesse finire male sarei ugualmente rispettato. Alla Stella Rossa perdevo ogni tanto, molto poco… Esiste una bilancia, due piatti, da una parte le vittorie, dall’altra le sconfitte. Quando riesci a ridurre la distanza tra i due piatti, non dico allinearli, capisci di essere cresciuto".

STAGIONE E SQUADRA - "Ho il dovere di vincere la partita a due con il mio istinto. A Empoli, gol annullato, sono uscito due minuti prima. A Monza idem, il rigore non l’ho voluto guardare, non volevo che si parlasse di me. Il fallo di mano di Rabiot l’ho visto subito, sapendo che non avrei potuto cambiare nulla mi sono esposto ma alla mia maniera. Nel calcio c’è un terzo tempo io riduco al minimo le proteste e a fine partita gli arbitri li abbraccio sempre".

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