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SERIE B

Il Palermo, ecco il vero piano dello sceicco Mansour per i rosanero

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Lo sceicco Mansour, colui che ha stravolto le gerarchie del football europeo degli anni Duemila, non si è fermato a Manchester

Redazione ITASportPress

Palermo e Catania hanno una proprietà estera come ormai sta avvenendo in Italia a tanti club di calcio da Nord a Sud. Se alle pendici del vulcano è sbarcato l'australiano Ross Pelligra che dovrà ripartire dai dilettanti, a Palermo la strada per la galassia del City Football Group è nettamente più in discesa dopo che la squadra di mister Baldini ha centrato in modo sorprendente la promozione in Serie B.

Lo sceicco Mansour, colui che ha stravolto le gerarchie del football europeo degli anni Duemila, non si è fermato a Manchester e ha creato dal 2013 una rete composta ora da 12 club sparsi in tutto il mondo: da New York a Melbourne, da Montevideo a Yokohama, da Girona a Mumbai. L’azionista di maggioranza è, appunto, Mansour bin Zayed Al Nahyan attraverso il veicolo personale Newton Investment and Development, con le partecipazioni significative del fondo statunitense Silver Lake (12%) e del consorzio cinese guidato da China Media Capital (10%). Le disponibilità, insomma, sono in teoria illimitate ma il City Football Group ha ragion d’essere perché mette al centro una programmazione sportiva e commerciale e sinergie intercontinentali. I soldi non si sprecano, si investono - scrive Gazzetta dello Sport. Con una postilla: il Palermo non può essere considerato un satellite alla stregua delle altre squadre. La storia, la tradizione, il bacino d’utenza dicono altro. E ne sono perfettamente consapevoli i manager di Mansour.

"I nostri investimenti variano da club a club. Il Palermo sarà diverso da Girona, Troyes o New York dove abbiamo creato tutto dal nulla. La storia del Palermo è grande. E i nostri azionisti, non solo negli Emirati ma anche in Usa e Cina, sono entusiasti dell’opportunità di questa operazione, proprio per l’importanza del club", le parole di Ferran Soriano, amministratore delegato della holding calcistica che entra nel Palermo all'80% (il 20% resta al presidente Dario Mirri). Il piano sportivo prevede il consolidamento in Serie B e l’assalto alla A in due anni, quello aziendale contempla la realizzazione di un centro sportivo per le giovanili e la prima squadra, "uguale a tutti quelli che il City ha in giro per il mondo", e l’ammodernamento dello stadio Barbera. La nuova proprietà ha già incontrato il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, il quale ha spiegato: "Il Barbera può essere oggetto di restyling già da subito e poi, quando la situazione si sarà consolidata, si potrà pensare a significativi interventi di ristrutturazione". Dove può arrivare il Palermo? Molto in alto, a giudicare dalla platea di interessati. Il capoluogo siciliano è la quinta città italiana per numero di abitanti (630mila). Ai tempi della Serie A, quando veniva monitorato dalle indagini demoscopiche della Lega, il bacino d’utenza della squadra rosanero era il decimo in classifica: nel 2016-17, ultima stagione nel massimo campionato, il totale dei sostenitori del Palermo ammontava a 450mila persone.

La chiave sarà quella di sfruttare questo capitale di entusiasmo più efficacemente del passato: ai suoi massimi storici, il fatturato caratteristico rosanero non superava quota 50 milioni. "Rispetto il marchio, per cui non vedo un cambiamento del logo. Però quello che vogliamo è portare questo marchio ovunque, anche a New York. Useremo le nostre piattaforme per lavorare sul brand Palermo anche negli Usa", la promessa di Soriano. Ci si rivolgerà, pertanto, alla numerosa comunità internazionale, frutto dei grandi flussi migratori. I siciliani iscritti all’Aire (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero) sono 750mila. Ma secondo l’associazione "Sicilia nel mondo" la platea ammonta a 7 milioni tra naturalizzati, oriundi e discendenti. Spiega Giovanni Palazzi, presidente di StageUp: "La valorizzazione del seguito internazionale sarebbe molto importante per il Palermo, anche perché il tessuto industriale della città non è paragonabile a quello di cui godono le grandi società del Nord. Si tenga conto anche del fatto che il cambiamento degli asset energetici del Paese, per via della guerra in Ucraina, porterà l’Italia a riscoprire la sua provenienza mediterranea e a dare centralità strategica a un territorio come quello siciliano. Se si considera la provenienza mediorientale della nuova proprietà, si comprendono bene le potenzialità di crescita del Palermo".

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