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SERIE B

Südtirol, Pfeifer: “No ai fondi stranieri. Ecco come si costruisce un progetto”

Amministratore delegato Pfeifer
Le parole dell'a.d. del club bolzanino

Redazione ITASportPress

Vola il Südtirol trasformato da Pierpaolo Bisoli. Una squadra che mostra il carattere del tecnico che l'ha rilevata in zona retrocessione e l'ha portata a ridosso delle prime tre della classifica. Dietmar Pfeifer amministratore delegato del club bolzanino, punto di riferimento per una precisa strategia: crescere, consolidarsi e rispettare il bilancio, alla Gazzetta dello Sport ha detto. «La struttura è quella di una vera azienda, che non si fa prendere dalle emozioni, che nel calcio fanno brutti scherzi. L’importante è conoscere la via che si vuole percorrere. La nostra forza è poter ragionare sul lungo periodo, non anno per anno. Non ci siamo mai tirati indietro. Stiamo imparando a conoscere una categoria molto difficile, la A è un tema che non abbiamo mai affrontato, ma se capita cercheremo di prepararci. La B viene trasmessa in più di 50 Paesi — aggiunge l’a.d. — portiamo il nome del territorio nel mondo, siamo ambasciatori di questa terra ed è una grande responsabilità». Un lavoro che non passa inosservato. Si dice che la Red Bull pensi di inserire il Südtirol nella sua galassia, e sul tema Pfeifer è molto chiaro: «È una voce ciclica, ogni due mesi viene fuori. Ma il tema non è stato mai affrontato. La società è radicata sul territorio, non può essere in vendita, nemmeno per quote di maggioranza. L’interesse è crescere, anche con partner di livello internazionale, non fare speculazioni». Il club vuole essere mitteleuropeo anche nel calcio. Pfeifer e i suoi manager girano l’Italia e l’Europa per studiare. Il modello calcistico è più tedesco che italiano. «Noi non abbiamo un presidente tradizionale — dice Pfeifer — ma un leader di 32 teste, che sono i nostri soci. Non capisco perché in Italia debbano arrivare i fondi stranieri: sarebbe meglio creare gruppi di più soci per garantire continuità e solidità ai club, facendo impresa e puntando su competenze che non mancano».

 

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