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Thuram: “Il razzismo? Esiste anche nel calcio: un nero viene considerato meno di un bianco”

L'ex difensore francese combatte da anni contro ogni forma di discriminazione

Redazione ITASportPress

Una carriera colma di soddisfazioni, quella di LilianThuram. Campione del mondo con la Francia nel 1998, l'ex difensore ha conquistato trofei su trofei con le maglie di Monaco, Parma, Juventus e Barcellona. Appese le scarpe al chiodo, Thuram, attraverso la fondazione da lui fondata, combatte da anni contro il razzismo, il maschilismo ed ogni forma di discriminazione, collaborando anche con il Barcellona. Poche settimane fa il francese ha trascorso del tempo con i bambini rifugiati siriani, in un'esperienza che l'ex campione del mondo ha raccontato a Marca: "Che cosa ho visto nei bambini rifugiati? La stessa cosa che vedo in tutti i bambini del mondo: il sogno. Vogliono un futuro migliore. La cosa più importante di questi bambini è che giocano. Giocano e sono felici, acquisendo sicurezza. E quella fiducia ti fa sperare in un futuro migliore. Spiegare il problema dei rifugiati ad un bambino? Non è semplice... Quando lasci il tuo paese è perché c'è povertà e guerra. E questo accade perché ci sono paesi ricchissimi ed altri poveri. Crediamo che se ci sono altri che non vivono bene è colpa loro, non nostra. Il sistema sociale che produce povertà è lo stesso che mette in pericolo il mondo, come ad esempio il riscaldamento globale. Dobbiamo renderci conto che siamo tutti sulla stessa barca".

MASCHILISMO, RAZZISMO E OMOFOBIA NEL CALCIO - "Il calcio è un riflesso della società e viviamo in un mondo maschilista. Club come Barcellona e Psg hanno ora le loro squadre femminili: questo è un messaggio molto importante e potente. Come mai ci sono così pochi allenatori neri? Fortunatamente stanno aumentando. Ma il fatto che possa essere un nero a comandare non è accettato da tutti. Alcuni neanche prendono il patentino perché pensano di avere poche possibilità di poter poi allenare. Quando ho conosciuto il razzismo? A Parigi, all'età di nove anni. Mi resi conto di essere nero e che un nero viene considerato meno di un bianco. Poi ho capito che l'odio viene dalla storia: è qualcosa di culturale. Devi spiegare ai bambini che non è naturale. L'omosessualità? La maggior parte delle persone non la accetta. Il calcio è un business e se un giocatore confessa di essere omosessuale sa che potrebbe essere rifiutato. Ma è un problema della società in generale, non del calcio".